Il discorso della cancelliera ai delegati della Cdu per dare il via libera alla Grande Coalizione. L’appello alla collaborazione su difesa comune, finanze e politica estera. E sull’antisemitismo, con riferimento ai populisti dell’Afd: “Chi sparge parole d’odio, incontrerà la nostra resistenza”
“Abbiamo dinanzi a nuove delle sfide completamente nuove”. E’ una Angela Merkel ben diversa dal solito quella che stamattina si è rivolta agli oltre mille delegati della Cdu convocati per dare il proprio via libera alla Grosse Koalition. Una Merkel che si è volutamente presentata come una statista globale, per la quale questa nuova edizione della “GroKo” “ha un significato che va ben oltre la Germania”. In altre parole, “il destino dell’Europa o è nelle nostre mani o è nelle mani degli altri. Vogliamo decidere noi, prima che lo facciano altri”. Il riferimento è agli Usa di Donald Trump, ma non solo. La cancelliera parla esplicitamente di “nuovo inizio” per l’Europa, riecheggiando sia le parole del presidente francese Emmanuel Macron ma anche – e ovviamente non è un caso – le parole così frequentemente utilizzate negli scorsi mesi dalla Spd. Un discorso lungo, questo al congresso straordinario di Berlino, che ha toccato tutti i temi sensibili, sia sul fronte interno che sui grandi temi internazionale. “L’Europa è il garante del fatto che gli interessi tedeschi e anche i suoi valori abbiano un peso nel mondo”, ha detto la cancelliera ai delegati. In troppi campi, ha aggiunto l’Ue è “debole e lenta”: è necessaria una “maggiore dinamica economica” ma anche più innovazione, mentre si devono trovare rapidamente risposte adeguate al dramma della disoccupazione giovanile. “Ci vuole un senso di comunità”, insiste l’ex “ragazza dell’Est”, riferendosi alla “stabilità dell’euro” – uno dei grandi mantra della Germania merkeliana, come si sa. C’è bisogno di maggiore collaborazione, insiste: “E questo sia nella sicurezza delle frontiere esterne, nella difesa comune, nella politica estera, ma anche nelle sfide della digitalizzazione”. Un capitolo percepito come molto sensibile, in Germania: “Internet deve essere come l’acqua, come l’elettricità”, ha dichiarato Merkel. Il messaggio è chiaro: affrontare tutte queste sfide implica stabilità, e una vera stabilità – per la Germania e per l’Europa – è possibile solo in presenza di una nuova Grosse Koalition. Da questo punto di vista, è una settimana di fuoco quella iniziata questo lunedì: nel pomeriggio il voto dei delegati della Cdu, domenica i risultati del referendum tra gli iscritti della Spd alla Groko, che ancora offre un notevole suspense alla altrimenti ben più compassata scena politica tedesca. “Sta a noi se sapremo mostrare la volontà di modellare il futuro di questo Paese – scandisce la cancelliera – dipende da noi se vogliamo che la Germania continui nel suo percorso di successo in questi tempi così difficili”.
Merkel non ha voluto lasciare dubbi su quali siano le forze antagoniste del processo di una “nuova Europa”: è il populismo nazionalista dell Afd, sono tutti quelli che riempiono di “slogan pieni di odio” il dibattito pubblico. “Troveranno la nostra resistenza”, dice la cancelliera. “Per me non c’è differenza se l’odio antisemita arriva da migranti islamici, dalla Afd e dalla sinistra estrema. L’antisemitismo non è di casa in questo Paese”, e così pure l’odio verso gli stranieri. Si chiama “coesione” questa cosa, ripete Merkel.
Sul capitolo integrazione – evidentemente uno dei temi sensibili in casa Cdu, dove spesso la cancelliera è stata messa sotto accusa per la sua “politica delle porte aperte” – non a caso Frau Merkel ha voluto battere anche il tasto dei ricchi legati ad una “tolleranza mal intesa”, e dunque il bisogno di regole stringenti sul diritto d’asilo, i ricollocamenti e gli eventuali espatri. Ovvio che non siano mancati riferimenti ai molti attacchi che la cancelliera ha incassato dopo le elezioni, quando la Cdu ha registrato uno dei peggiori risultati di sempre, così come alle contorte trattative delle ultime settimane. “Non possiamo fare finta di nulla: la politica ha dato di questi tempi un’immagine spesso non dignitosa di sé, in quanto a stile e tatticismi senza fine”.
E tuttavia la Cdu è riuscita “a ottenere molto”, così come è riuscita a mettere su una squadra “della quale può essere orgogliosa”. Il riferimento è alle ampie concessioni ai propri critici interni, a cominciare dal giovane Jens Spahn – esponente dell’ala più conservatrice del partito – al quale ha garantito un posto nel governo, come ministro della Sanità. Chiari riferimenti alla destra della Cdu quelli alla “radice cristiana” del partito, dall’alleanza con i “cugini” bavaresi della Csu all’importanza delle “finanze solide”, compreso l’eterno mantra merkeliano “dei compiti a casa” che tutti in Europa devono fare in nome della tenuta del Vecchio Continente, così come non è mancato il riferimento a quella che le definisce “l’innovazione” nel govero (più giovani e più donne). Tutto torna, nel mondo merkeliano, anche i contrasti. Ora, se oggi andrà tutto bene con la nomina di Annegret Kramp-Karrenbauer a segretaria generale della Cdu (e dunque a “erede designata” della Merkel), la palla passa di nuovo ai socialdemocratici orfani di Martin Schulz.