Sposarsi nel giorno di San Valentino.
Un’idea che può sembrare molto romantica, ma che in generale non sembra far tanto bene alla ‘salute’ del matrimonio. Le coppie che scelgono questa data per dirsi il fatidico sì hanno più probabilità di divorziare. E’ quanto emerge da una ricerca guidata dall’Università di Melbourne, in Australia, pubblicata sulla rivista Journal of Population Economics. La ricerca, che ha esaminato oltre 1,1 milioni di matrimoni olandesi, ha rilevato che il 6% dei matrimoni a San Valentino era fallito entro tre anni, rispetto alla media del 4%. Coloro che erano diventati marito e moglie il 14 febbraio avevano il 37% in più di probabilità di separarsi e il 45% in meno di probabilità di arrivare al terzo anniversario rispetto alle coppie il cui matrimonio si era celebrato in altri giorni.
Indagando, i ricercatori hanno identificato un dato che potrebbe in qualche modo spiegare una possibile maggiore fragilità dei matrimoni nel giorno degli innamorati: le coppie sposate a San Valentino avevano più probabilità di aver vissuto insieme per meno di un anno. “La possibilità di sposarsi in una data speciale potrebbe aumentare l’attrattività del matrimonio- si legge infatti nello studio – e portare a impegni matrimoniali più rapidi e di qualità inferiore, in media, che potrebbero aumentare la vulnerabilità dei matrimoni che ne risultano”.
Sarà fedele? Ecco identikit di chi tradisce
San Valentino è alle porte e per essere sicuri di avere gli ‘anticorpi’ perché una relazione duri nel tempo ecco che un aiuto arriva dalla scienza, che identifica i segni che possono predire l’infedeltà e come prevenirli. Un nuovo studio della Florida State University, pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, che ha esaminato 233 coppie appena sposate per tre anni e mezzo, aiuta infatti a scovare le risposte psicologiche che possono servire ad evitare l’infedeltà, una delle cause più frequenti di rottura di una relazione, permettendo anche di tracciare una sorta di identikit della persona infedele.
La prima sorpresa è che si tratta di qualcuno che non è insoddisfatto della propria relazione dal punto di vista sessuale, anche se è complessivamente poco soddisfatto in coppia. L’infedeltà è infatti più probabile in coloro che sono più appagati dal punto di vista sessuale, e ciò suggerisce probabilmente una maggiore positività riguardo al sesso in generale e un desiderio di cercarlo indipendentemente dall’andamento della relazione principale. Un altro fattore dirimente è l’attrazione: le donne meno attraenti hanno più probabilità di tradire, mentre tra gli uomini hanno una maggiore possibilità di farlo quelli con partner meno attraenti.
Gli studiosi hanno inoltre focalizzato l’attenzione su due processi psicologi condivisi da tutti a vari livelli: il primo,’Attentional Disengagement’ è la capacità di allontanare la propria attenzione da una persona considerata attraente, il secondo, ‘Evaluative Devaluation’ è la tendenza a ridimensionare mentalmente l’attrazione verso un’altra persona. Di fronte a delle fotografie mostrate loro, gli sposi che volgevano altrove l’attenzione poche centinaia di millisecondi più velocemente della media avevano quasi il 50% meno probabilità di avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Meno propensi a tradire erano pure coloro che tendevano a svalutare l’attrattività di una persona.
ANSA