Wimax, pronta la proroga per Linkem, Tiscali e Go Internet. Esclusa Tim

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La richiesta ad AgCom e al Mise di ottenere una proroga di 6 anni rispetto alla scadenza naturale del 2023 è quasi giunta in porto. Ma non verrebbe concessa al sesto vincitore della gara del 2008: nientemeno che Tim

 

Linkem, Tiscali, e Go Internet, tre dei concessionari delle frequenze assegnate con la gara WiMax del 2008 che portarono nelle casse dello Stato 136,3 milioni, possono tirare un sospiro di sollievo: la loro richiesta ad AgCom e al Mise di ottenere una proroga di 6 anni rispetto alla scadenza naturale del 2023 è quasi giunta in porto. AgCom la ha di fatto accettata ma, come prassi, ha messo la sua decisione a consultazione pubblica. Partita il 21 gennaio scorso, con la pubblicazione, si concluderà tra poco, il 20 febbraio. Ma c’è una sorpresa tra le righe di decisioni, dispositivi e allegati. E la sorpresa è che la proroga, allo stato dei fatti, non verrebbe concessa al sesto vincitore della gara del 2008: nientemeno che Tim. La ragione? AgCom spiega che la proroga va nel senso di dare più tempo ai concessionari di utilizzare quelle frequenze per iniziare a speriementare tecnologie 5G, perché queste frequenze, le ex WiMax, appunto, e oggi utlilizzate con tecnologia Lte/4G, la stessa delle reti cellulari di ultima generazione, per offrire connessione a banda larga ad utenti domestici e imprese in zone dove il cavo di rame non garantisce buoni risultati e la fibra è ancora di là da venire, fanno parte, di fatto, di quella fetta di spettro radio che la Ue ha assegnato al 5G e sono contigue a quelle che verranno messe a gara il prossimo settembre qui in Italia. Insomma, quelle frequenze sono destinate a passare nel tempo al 5G: allungando la concessione di oltre 11 anni, fino alla fine del 2029, si incentivano anche questi operatori ad investire nelle nuove tecnologie e nei nuovi servizi.Un incentivo che sarà comuqne non certo gratuito. E qui si innesca il problema Tim. Poiché AgCom ha messo l’incoraggiamento agli investimenti degli operatori al centro della decisione di condere la proroga, e questa stessa motivazione è alla base della richiesta arrivata dalle telco interessate, si sono trovati davanti l’anomalia di Tim. Che su queste freqenze non ha mai investito e le ha infatti concesse in affitto a Linkem. Niente investimenti, niente diritto alla proroga, è stato quindi il ragionamento dell’Authority di Marcello Cardani.
Anche questa decisione fa comunque parte formalmente della consultazione, anzi la domanda 3.2 chiede espressamente un parere sulla concessione della proproga anche ad operatori che non abbiano utlizzato direttamente le freqeuze. Da Tim non rilasciano commenti specifici ma si limitano a far sapere che stanno – ovviamente – mettendo a punto le risposte a tutti i quesiti.
Al di fuori di Tim gli altri operatori sono invece soddisfatti. “Accogliamo con favore le indicazioni espresse da AgCom Una soluzione che porterà benefici allo Stato e agli operatori interessati nonché la garanzia di nuovi investimenti per l’introduzione dei servizi 5G a beneficio dei cittadini”, plaude Alessandro Frizzoni l’ad di GO internet, un operatore multiregionale che, partito da Marche ed Emilia ha ambiziosi piani di espansione e ha anche firmato accordi con Open Fiber per rivendere accessi a banda ultralarga in fibra in Umbria. L’ultima incognita da decidere è quanto le telco alla fine pagheranno per la proroga. L’AgCom ha ideato un meccanismo per cui il valore della concessione per gli anni successivi al 2023 verrà calcolato sulla base dei valori emersi dall’asta di settembre per i pacchetti di frequenze del resto della banda 3,6-3,8 ghz.

La Repubblica