Il segretario del Pd: «Estendere 80 euro per ogni figlio fino a 18 anni»
Un programma per «nerd» da una sessantina di pagine. Una versione sintetica da 15 pagine e «una proposta fatta di 100 piccoli passi in avanti, piccole cose concrete, impegni realizzabili. Ma lo facciamo partendo da 100 cose che abbiamo fatto». Così Matteo Renzi ha illustrato come sarà strutturato il programma del Partito Democratico in vista delle prossime elezioni. A illustrare i contenuti, all’interno dell’Opificio Golinelli di Bologna, il responsabile del programma, Tommaso Nannicini.
“Reddito cittadinanza incentivo a licenziare”
«Non spareremo cifre a caso come 100 mld per il reddito di cittadinanza. Noi diamo incentivi per assumere. Il reddito di cittadinanza è un incentivo per licenziare». Così il segretario Pd, Matteo Renzi, introducendo la presentazione del programma del partito in vista delle elezioni su una delle proposte economiche centrali dell’M5S. Quanto alla Flat tax – cavallo di battaglia del centrodestra – Renzi ha detto: Che senso ha «abbassare le tasse ai miliardari? Perché abbassare le tasse a chi guadagna tanti soldi e non a chi fatica ad arrivare alla fine del mese?».
“Estendere 80 euro per ogni figlio fino a 18 anni”
«Abbiamo restituito 80 euro a chi guadagna meno di 1500 euro, l’obiettivo è estendere questo provvedimento per ogni figlio fino ai 18 anni. Nessuna legge di bilancio che faremo dovrà costare di più delle precedenti».
“Usare tema vaccini in campagna elettorale è inciviltà”
«Continuare a utilizzare il tema dei vaccini in campagna elettorale è inciviltà. Facciamo un patto: noi di non parlarne, voi di smettere di dire castronerie per mettere in discussione il principio di obbligatorietà» ha aggiunto. «È in corso un dibattito allucinante sui vaccini – ha detto – dove Salvini, in una strana corrispondenza d’amorosi sensi con la Raggi, ha messo in discussione legge sui vaccini».
“Si dà colpa al Jobs Act anche per le scelte di Amazon”
C’è chi dà colpa al Jobs act anche se «si è aperta una polemica sulla scelta di un’importante multinazionale. Si dà la colpa al Jobs act di tutto. Noi vogliamo riportare la discussione al pragmatismo».
“Siamo orgogliosi risultati, ma non appagati”
«Quello che abbiamo fatto è un elemento di orgoglio, una fatica che ci rende orgogliosi, ma non appagati. Per ciascun punto del nostro programma ci diamo un obiettivo verificabile».
La Stampa