In Svizzera, sono riemersi 26 miliardi dallo scudo fiscale

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In gran parte i fondi rientrano dal Liechtenstein. Lo spostamento indotto dalla caduta del segreto bancario

Nel loro piccolo, anche gli svizzeri scudano. “Nel loro piccolo” per modo di dire visto che, grazie ad una mini-amnistia fiscale, introdotta nel 2010 e la cui scadenza è prevista a fine ottobre di quest’anno, sono emersi 31,7 miliardi di franchi, circa 26 miliardi di euro, in buona parte depositati in Liechtenstein. “Il Liechtenstein- spiega a Repubblica Sergio Rossi, docente di Macroeconomia e Economia Monetaria all’università di Friburgo -è tradizionalmente una piazza alternativa a quella elvetica per sfuggire al pagamento delle imposte sui capitali delle persone fisiche. Con la caduta del segreto bancario, a seguito dello scambio automatico di informazioni, quella alternativa è stata abbandonata da molti, per far emergere i capitali in Svizzera”.

Rimanendo ai 31,7 miliardi di franchi, dichiarati grazie alla mini-amnistia svizzera, va detto che rappresentano poco meno della metà di quelli fatti rientrare, tra il 2014 e il 2015, dal Governo Renzi. Da considerare, tuttavia, che la Svizzera ha poco più del 12% degli abitanti dell’Italia. Su quei 31,7 miliardi di franchi venuti alla luce, i 94 mila contribuenti che hanno deciso di dichiararli, preoccupati come detto dallo scambio automatico di informazioni fiscali sottoscritto dalla Svizzera con l’Ocse, dovranno pagare le imposte evase negli ultimi 10 anni. La Confederazione ha risparmiato loro solo le multe. Una vera amnistia, sotto forma di sanatoria, non è stata, invece, presa in considerazione in quanto Governo e Parlamento l’hanno ritenenuta “un segnale di indulgenza verso i disonesti”.

Il Parlamento del Canton Ticino ci aveva provato, approvandone una con uno sconto del 70% sulle imposte evase, ma il Tribunale Federale l’ha seccamente bocciata. Fatto sta che, dal Ticino, con la mini-amnistia, sono venuti alla luce 6 miliardi di franchi, ciò che ha consentito maggiori entrate fiscali per 570 milioni, oltre 460 milioni di euro.

Il Cantone italofono, su un ideale podio di renitenti alle tasse, è finito in seconda posizione, dietro a Zurigo e davanti a Ginevra. C’è da chiedersi, a questo punto, se i 94 mila contribuenti, palesatisi a partire dal 2010, avrebbero evaso lo stesso, con una flat tax del 23%, come quella proposta da Berlusconi.

Da rilevare che, ad esempio in Ticino, con un reddito di 250 mila euro annui, l’imposta supera il 40%. “È molto probabile- l’opinione dell’economista Sergio Rossi -che una flat tax avrebbe spinto qualche cittadino molto benestante a dichiarare tutti i propri averi al fisco. Ma ciò non avrebbe risolto i problemi della finanza pubblica nel lungo periodo in quanto avrebbe, verosimilmente, aumentato il disavanzo dello Stato”.

Franco Zantonelli, Repubblica.it