La società sta testando una nuova funzionalità che allerta gli utenti quando si ritrovano in chat un messaggio «inoltrato troppe volte»
«Se hai un cuore condividi», «Se anche tu sei vittima di questo imbroglio, invia questo messaggio a cinque contatti» oppure, come nell’ultimo caso, «WhatsApp diventerà a pagamento. Se hai almeno 20 contatti, manda questo messaggio a loro». Anche le vecchie Catene di Sant’Antonio sono finite nel calderone delle bufale. Richieste di aiuto, diffusione di ingiustizie, allarmismi che vengono inoltrati da smartphone a smartphone – tanto non costa niente e chissà mai se è vero – soprattutto tramite l’app di messaggistica WhatsApp. Dopo essersi dedicato a cercare (senza ancora averlo davvero trovato) un antidoto contro le fake news su Facebook, Zuckerberg pare si stia muovendo anche sull’app sorella minore, acquisita nel 2014. Nonostante il portavoce della società, fa sapere TechCrunch, non abbia voluto commentare l’indiscrezione, già due blog specialistici riportano la nuova funzionalità che dovrebbe porre un freno a questo spam via chat.
Come funziona
Si tratta di una notifica, che arriva all’utente insieme al messaggio ricevuto, con richiesta di diffusione a più contatti, e che lo avvisa: «È già stato inoltrato molte volte». Lo stesso alert verrebbe inviato anche a chi quel messaggio lo ha già spedito, così da informarlo di essere un blocco – volontario o involontario – di quella Catena di Sant’Antonio. Spesso utilizzo per finti sconti promozionali o per diffondere informazioni non vere, lo spam 2.0, oltre che invadere le caselle di posta, ha trovato spazio anche sull’app di messaggistica.
Whatsapp, terreno fertile per bufale
Se da un lato sembra un problema di poco conto, rispetto alle grandi bufale che circolano in Rete o sui social, in grado di modificare l’opinione pubblica riguardo a un’elezione politica o ad altri grandi temi sociali come il terrorismo o l’immigrazione, anche WhatsApp è un’arma ben sfruttata da chi sa come ricavarne il meglio. Soprattutto in alcuni Paesi, dove lo smartphone è in assoluto lo strumento principe di comunicazione e informazione. In India, ad esempio, un messaggio (falso) che allertava la popolazione di alcuni stranieri che rapivano i bambini ha causato una rivolta popolare e ben sette morti. Ma senza andare così lontano, a pochi giorni fa risale il caso (italiano) dell’ennesima bufala secondo cui WhatsApp sarebbe diventato a pagamento. E il messo utilizzato per farla circolare è stata proprio l’app di messaggistica.
Michela Rovelli, Corriere della Sera