I rifiuti della Capitale andranno ad Aprilia. Raggi: “L’emergenza è stata solo colpa della Regione”

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Amareggiato il sindaco della città della provincia di Latina: «Noi abbiamo la differenziata al 70% e i nostri sforzi vengono cancellati dalla disastrosa situazione romana»

I rifiuti di Roma? Andranno ad Aprilia. Ama – la società romana di raccolta, trasporto, trattamento, riciclaggio e smaltimento rifiuti – ha chiuso ieri un’intesa con Rida Ambiente srl per il trattamento di 40 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati su base annua in un sito della provincia di Latina.
Come confermato da Virginia Raggi, «Ama ha sottoscritto un accordo con un’azienda laziale che consente sia di contribuire a rinforzare il sistema di smaltimento di Ama, sia di superare le criticità legate alla sovrapproduzione di rifiuti del periodo natalizio (più consumi determinano più rifiuti). Gli accordi di Ama con altre aziende servono proprio a superare il deficit infrastrutturale della Regione Lazio. Noi diciamo no a chi vuole speculare – politicamente ed economicamente – sulle spalle dei cittadini». La sindaca ha anche detto di aver «risposto al governatore della Regione Abruzzo», che ha offerto la propria disponibilità ad accogliere i rifiuti della Regione Lazio: «L’ho tranquillizzato sulla validità del Piano per la gestione dei materiali post consumo che abbiamo approvato lo scorso marzo e che contribuirà alla drastica riduzione dei rifiuti indifferenziati».

Comune contro Regione
«Lo scorso 22 ottobre Ama, in vista di Natale, ha chiesto alla Regione Lazio l’autorizzazione a conferire al di fuori della regione: Zingaretti ha sbloccato la richiesta soltanto dopo un mese e gli uffici regionali hanno giustificato il ritardo con un «mancato funzionamento del sistema informatico: quindi un asserito guasto dei pc della Regione avrebbe messo in crisi il sistema Regionale creando difficoltà a milioni di romani», ha scritto la Raggi su Facebook.

Alternativa “ a senso unico”
Non contento dalla soluzione trovata è invece il sindaco di Aprilia, Antonio Terra, che ha commentato la notizia con amarezza. «È chiaro che si tratta di un accordo tra privati sul quale non possiamo dire la nostra, ma non siamo d’accordo su questa decisione per una serie di motivi. Bisogna discutere di quanto successo in questi anni in Regione e Comune: non è stato pianificato nulla, la pianificazione è stata lasciata in mano agli imprenditori privati. Noi andiamo in soccorso a Roma, come sempre veniamo bypassati perché come amministrazione non abbiamo alcun potere di decidere – sottolinea – Ci siamo stufati perché l’impianto non sta nel deserto, ma in un quartiere». «Ci sarà il problema dell’aumento dei veicoli per la viabilità», continua Terra che in poche ore ha già ricevuto proteste di «comitati di quartiere, dei cittadini, dei partiti». «Ad Aprilia abbiamo la differenziata spinta, porta a porta, al 70%: noi insieme a tanti altri Comuni del Lazio stiamo facendo uno sforzo enorme ed è giusto così, ma sistematicamente questo sforzo viene abbattuto dalla situazione di Roma. Se a Roma ci fosse una differenziata vera, il problema del trattamento dell’indifferenziato sarebbe secondario. Il territorio di Aprilia ha già due impianti consistenti, uno è sequestrato per i cattivi odori – prosegue il sindaco – Aprilia `salva´ Roma. Capiamo che Roma è una città che è stata abbandonata da tutte le amministrazioni – conclude – capiamo che una vicenda di questo tipo è inverosimile se pensiamo alle altre grandi città, ma se qualcuno non mette in moto nuovi impianti dedicati a Roma città e se non si lavora alla differenziata una soluzione non ci sarà mai».

Sfuma l’arternativa vaticana
Intanto è sfumata anche l’ipotesi di un possibile accordo tra il Comune di Roma e il Vaticano in merito alla possibile concessione di un terreno da parte della Santa Sede per realizzare un sito di stoccaggio rifiuti. Di questa possibilità, nel pieno della nuova emergenza rifiuti che interessa la Capitale, si era ritornato a parlare negli ultimi giorni, ma fonti vaticane interpellate dall’Asa riferiscono che l’ipotesi, sulla base di contatti esistenti da tempo, «è già tramontata». In realtà, nel quadro dei contatti tra Campidoglio e istituzioni della Santa sede che risalgono già ai tempi dell’amministrazione Marino, più che di un sito di stoccaggio in un terreno fornito eventualmente dall’Apsa (e ovviamente al di fuori delle mura leonine) si era parlato di un sito per un termovalorizzatore. La proposta ripresentata dai Cinque stelle in un «semplice colloquio interlocutorio» viene definita Oltretevere «un semplice tentativo aleatorio». Un’ipotesi, insomma, già tramontata e che non ha avuto seguiti concreti.

La Stampa