Il numero uno della Figc non ha alcuna intenzione di mollare nonostante la mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale del prossimo anno. Metterà sul tavolo le cose buone che ha fatto
“No che non mi dimetto”. Questo dice Carlo Tavecchio ai suoi amici che gli stanno vicini in questi giorni così travagliati. Tavecchio resiste alle critiche: è di scuola Dc, sa che in questi casi la cosa migliore è prendere tempo, in modo che le cose si decantino. E non si dimette solo per una questione di orgoglio, ma perché ne è convinto: il suo secondo mandato è iniziato il 6 marzo scorso, e lo vuole portare a termine. Non è il tipo che lascia a metà strada. E rivendica tutte le cose buone che ha fatto, che sta facendo e che vorrà fare. Eccole, come lo stesso Tavecchio ha spiegato a chi gli sta vicino. A) La scelta di Ventura. E’ stata condivisa, spiega il n.1 della Figc. Malagò era stato informato, come da prassi: e non aveva battuto ciglio. Renzo Ulivieri, che di Tavecchio è il vice ed è anche a capo degli allenatori, ha condiviso in pieno questa scelta. Tutti avevano studiato il curriculum di Ventura, con un buon numero di giocatori da lui lanciati in carriera. Era tramontata l’ipotesi Lippi dt, e questo per un errore grave della Figc che si era dimenticata una norma da lei stessa approvata. Così l’ex tecnico del Torino, che Cairo non voleva più, si è trovato solo al comando: e ha dimostrato, strada facendo, di non essere in grado di gestire la tensione. Scarsa esperienza (soprattutto internazionale), poco carisma e feeeling coi senatori. E’ finita come sappiamo. Purtroppo. Ma nessuno in Figc quando Tavecchio scelse Ventura disse una parola contro. Che fanno adesso: se la prendono solo col presidente? Di sicuro, risolto il nodo economico con Ventura, non ci sarà un traghettatore. Si era fatto il nome di Gigi Di Biagio, attuale ct della Under 21: a parte il fatto che i nostri talentini non è che abbiamo combinato granché in questi anni (due qualificazioni olimpiche mancate e un Europeo deludente) ma Di Biagio non viene ritenuto all’altezza, altrimenti la Figc lo avrebbe scelto quando Conte se ne andò al Chelsea. No, ci vuole un ct vero: ha spiegato Tavecchio a chi gli sta vicino. E lo sta cercando il ct, subito dopo il dramma di San Siro (e magari si era mosso anche prima, chissà…). Tavecchio guarda al futuro, e questo è un motivo più per non lasciare adesso.
B) La Figc è una delle poche Federazioni di vertice che ha un bilancio in attivo: l’atletica (Fidal) ha un passivo di oltre un milione, ciclismo ed equitazione di oltre due milioni, gli sport invernali di 800.000 mila. Per la Figc un Mol, margine operativo lordo, di 34,2 milioni di euro contro i 24,3 dell’anno precedente e risultato di esercizio 2016 pari a 5,9 milioni di Euro. Eppure la Figc ultimamente è stata massacrata dai tagli del Coni (e il 28 si vedrà cosa succederà): il dg Michele Uva è stato abile nel rimettere ordine ai bilanci (e pazienza se Lotito non ne è tanto convinto). Malagò ha detto: “Fosse in Tavechio mi dimetterei”. Fra lui e il n.1 del calcio siamo ai minimi termini ormai: Malagò ha ricordato in una intervista a Repubblica il precedente di Abete che si dimise ai Mondiali del Brasile (ma questo esempio poco interessa a Tavecchio). In Figc fanno notare che Malagò non ha mai detto, “fossi in Giomi mi dimetterei”. Eppure la Fidal viene da fallimenti in serie, dalle Olimpiadi ai Mondiali, e ha un bilancio in rosso di 1.312.265 euro. Altri presidenti, di fronte a risultati sportivi deludenti, non si sono mai fatti da parte: e questo Tavecchio lo farà notare quando sarà il momento.
C) Tavecchio farà notare inoltre oggi pomeriggio, quando incontrerà i componenti del governo del pallone (non c’è aria di Zimbabwe…), le molte cose buone che sono state fatte sinora: dal Var (che tutti ora ci copiano), ai rapporti internazionali (Infantino lo ha difeso, Ceferin è una sua creatura) dove l’Italia adesso ha un peso maggiore rispetto al passato recente (la Christillin alla Fifa, Uva vicepresidente dell’Uefa). Inoltre sul fronte del settore giovanile è stato iniziato un lavoro capillare, per niente facile, affidato a Vito Tisci. Certo, ci sono una serie di problemi ancora da risolvere, e questo lo sa benissimo: dagli stranieri (troppi, ma ci sono le norme internazionali) alla riforma dei campionati. Qualcuno pensa anche a Paolo Maldini, non si sa con quale incarico (forse team manager?): ma basta per rifondare il calcio italiano (come vorrebbe Lotti, e non solo). Ci vuole esperienza, competenza. Maldini è un ex grande calciatore ma come dirigente deve ancora fare la gavetta.
Nel pomeriggio, in Figc, gli stati generali del calcio: Tavecchio ha convocato le componenti. Un po’ zoppe, come si sa. La Lega di A è commissariata dallo stesso Tavecchio: doveva restare in carica sino al 31 ottobre, ma è slittato tutto all’11 dicembre. Entro quella data vanno ricostituiti gli organi direttivi, dal presidente all’amministratore delegato (ruolo nuovo, assai ambito ma forse già assegnato). Se non fosse possibile trovare un accordo entro l’11 dicembre, allora la cosa si complicherebbe molto. Tavecchio si farebbe da parte e nominerebbe un commissario ad acta. Ma la sua posizione sarebbe molto delicata. Prospettive migliori in Lega di B: anche qui c’è il commissario ma forse entro oggi si troverà un accordo fra i 22 presidenti in modo da andare all’assemblea del 23 novembre con un nome condiviso. Il nome è quello dell’avvocato Mauro Balata, romano, stimatissimo da Tavecchio (che l’aveva scelto come procuratore Interregionale) e da Sibilia. Balata presto scioglierà la riserva. Miracolo: pare sia d’accordo anche Lotito. Solo quando tutti gli organi saranno funzionanti, si potrà pensare davvero ad una riforma del calcio, di cui c’è bisogno. Da gennaio, quindi, tavolo ad oltranza: capotavolo Cosimo Sibilia, che da Tavecchio ha avuto proprio la delega per le riforme e che ha alcune proposte (come il ritorno al semiprofessionismo) da presentare agli altri commensali. A proposito di Sibilia: è senatore di Forza Italia, stimatissimo da Berlusconi, gli conviene mettersi adesso contro Tavecchio che si va verso le elezioni della prossima primavera o aspettare il suo turno in Figc? Lo sport è legato alla politica, ma non è certo una novità.
Fulvio Bianchi, Repubblica.it