
(di Cesare Lanza per LaVerità) Scommettiamo che non vi siete limitati alle libagioni nelle interminabili feste natalizie? O meglio: tra un pranzo e l’altro, sono sicuro, avrete cercato un rifugio, momenti di tregua, di solitudine. Diciamo la verità: c’è qualcosa di indecente, comunque di insostenibile, in quell’orgia rituale di baci, abbracci, auguri, brindisi, regali, tombole e cibi esagerati, dolci e panettoni; festosità e banalità imposte dall’obbligo di essere buoni, almeno una volta in un anno, cioè a Natale. Impossibile sopravvivere senza il conforto di un’idea di fuga in quei tre giorni micidiali che vanno dalla notte del 24 alla cena del 26 dicembre (e, tra poco, la tagliola del 31 e di Capodanno). Ebbene, il mio rimedio è la musica. Squagliarmela all’inglese, nel mio studio, chiudere la porta e godermi in pace le mie canzoni preferite. Con un pretesto inoppugnabile: mi avevano appena regalato un lettore ed, dovevo pur provarne il funzionamento, 0 no? Avevo la curiosità di riscoprire i due cantanti di cui ho scritto il ritratto, su queste colonne, nelle ultime settimane: Fred Buscaglione e Rino Gaetano. Avevo dimenticato che il grande Fred, oltre alle indimenticabili canzoni da guascone create con l’amico inseparabile Leo Chiosso, si era tolto lo sfizio di cantare canzonette scritte da altri: Al chiaro di luna porto fortuna, Non partir, A vocca rossa, Guarda che luna e Carina, fino alla magia di Parlami d’amore Mariù. Una delizia. E i cantanti dei favolosi anni Settanta. Nulla come la musica riesce ad astrarmi dalla realtà. Funziona sempre. Solo musica leggera? No, a Capodanno mi aspettano Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven.