Ilva, la distensione del sindaco di Taranto: “Accordo di programma per superare il ricorso al Tar”

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Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci (Pd), rilancia sul protocollo aggiuntivo al Dpcm o, in alternativa (preferita), sull’accordo di programma, come strada per superare il conflitto sorto sul decreto del presidente del Consiglio sul nuovo piano ambientale. Decreto impugnato al Tar di Lecce sia dal Comune di Taranto sia dalla Regione Puglia. “Con un protocollo d’intesa, il Governo ha imboccato la strada giusta ma non chieda più il ritiro del ricorso prima di aver predisposto garanzie formali” dichiara il sindaco Melucci all’inizio della breve ripresa lavorativa tra Natale e Capodanno.

Per il sindaco, “la recente offerta del ministro di un protocollo di intesa all’interno del quale trovare una soluzione concreta e definitiva per tutti i punti all’ordine del giorno del Tavolo istituzionale per l’Ilva di Taranto, non solo supera la nostra perplessità circa i soli annunci ricevuti sinora, ma potrebbe consegnarci quel minimo carico di garanzie che rivendichiamo per i nostri cittadini”. “Contribuirebbe inoltre – aggiunge il sindaco Melucci – a rasserenare il clima e, già prima della fine dell’anno, a costituire la base per un nuovo incontro a Roma per sciogliere gli ultimi nodi del nostro ricorso al Tar. Meglio ancora se il protocollo fosse nella forma dell’accordo di programma, alla stregua di quanto realizzato a Genova in passato”.

“Se si fanno le cose per bene , come si farebbero in qualunque luogo d’Europa – insiste il sindaco – si chiude in breve volgere di tempo una positiva trattativa. Speriamo che a quest’ennesima, responsabile apertura da parte del Comune di Taranto, nessun altro esponente del governo voglia ritornare con la richiesta del ricorso sic et simpliciter perché è una questione intollerabile per l’intera comunità locale”.

Anche alla luce delle dichiarazioni del sindaco di Taranto, i prossimi giorni si annunciano decisivi per una svolta nella vicenda Ilva. Programmata, a partire dal 10 gennaio prossimo, una serie di incontri al Mise tra Am Investco (il nuovo investitore dell’Ilva) e i sindacati per continuare l’approfondimento sul piano industriale e su quello ambientale, adesso il vero nodo da sciogliere riguarda il conflitto aperto da  Regione Puglia e Comune di Taranto proprio sul piano ambientale (presentato da Am Investco e approvato con Dpcm a fine settembre) nonostante gli appelli fatti dal premier Paolo Gentiloni, dal ministro Carlo Calenda e dal segretario del Pd, Matteo Renzi e anche da parte dei sindacati.

Sebbenela  Regione Puglia e il Comune di Taranto abbiano ritirato la richiesta di sospensiva (la misura cautelare) relativamente al ricorso – e questo vuol dire che nella prima udienza del 9 gennaio al Tar non accadrà nulla in quanto i due enti locali puntano al giudizio di merito – la situazione non si è rasserenata.

Anche se il giudizio di merito arriverà nell’arco di alcuni mesi e quindi ci sarebbe il tempo per discutere e trovare un’intesa, il fatto che il ricorso al Tar rimanga comunque in piedi viene visto come un grande ostacolo ai fini della cessione dell’Ilva dall’amministrazione straordinaria guidata dai commissari ad Am Investco, la società formata da Arcelor Mittal, primo produttore mondiale di acciaio, che ha un ruolo leader nella società stessa.

Quasi all’antivigilia di Natale, poi, la situazione si è aggrovigliata perché Arcelor Mittal ha scritto al governo e ai commissari dell’Ilva annunciando che vuole rivedere il contratto firmato a giugno perché  la situazione nel frattempo è cambiata. E il riferimento del big della siderurgia è proprio al ricorso sollevato da Regione Puglia e Comune di Taranto che costituisce una nube sul prosieguo della cessione.

Mittal nel contratto aveva proposto 1,8 miliardi come prezzo di acquisto, 1,1 miliardi di investimenti ambientali e 1,2 miliardi di investimenti industriali. Insieme ai commissari, il Mise sta monitorando la situazione alla luce delle nuove richieste di Mittal e intanto ha già fatto sapere al governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che il Dpcm impugnato non si può cambiare. Al governatore pugliese che conferma il ricorso al Tar e dice che per farlo decadere basta cambiare il Dpcm e l’oggetto del contendere decadrà automaticamente, il Mise risponde evidenziando come serva un iter lungo e complesso per arrivare ad un nuovo decreto. E questo, comportando tempi non brevi, farebbe saltare anche tutta la procedura di cessione avviata e in questi mesi al vaglio della Commissione europea.

L’Antitrust di Bruxelles deve infatti validare la cessione dell’Ilva perché l’aggiudicazione ad Am Investco sia effettiva. L’istruttoria è ora in corso. Circa un protocollo aggiuntivo o un accordo di programma, il sindaco di Taranto ha scritto al Mise evidenziando i punti che sono ritenuti prioritari dal  Comune per togliere anche il ricorso al Tar. Tra queste priorità, ci sono l’introduzione della Valutazione integrata del danno sanitario e ambientale e la salvaguardia dell’indotto siderurgico locale. In alternativa al protocollo aggiuntivo, la Fiom Cgil ha proposto un “addendum”, una sorta di appendice al Dpcm stesso.

Si vedrà adesso quale possa essere la strada migliore per sbloccare lo stallo, superare la strettoia del ricorso, rasserenare il clima ed evitare che Mittal vada verso il disimpegno o ponga condizioni che portano ad una revisione del contratto. A tal proposito i sindacati, confederali e metalmeccanici, si dichiarano allarmati per la situazione. Continuano a chiedere al governatore di Puglia e al sindaco di Taranto di revocare il ricorso ai giudici amministrativi e Marco Bentivogli, leader Fim Cisl, annuncia una mobilitazione dei lavoratori sotto le sedi della Regione Puglia e del Comune di Taranto.

Repubblica.it