Con le piattaforme di “social lending” è possibile partecipare allo sviluppo delle fonti verdi anche se non si ha la possibilità di installare un pannello nella propria abitazione. In Italia c’è il caso di Evolvere
Anche se nel 2016 c’era stato un rallentamento (i nuovi impianti erano calati del 3 per cento), l’anno in corso dovrebbe invece chiudersi in territorio positivo. Ma, negli anni a venire, sarà lo sviluppo dei sistemi di accumulo e le batterie “casalinghe” sempre più efficienti e meno costose, a dare nuovi sviluppo al settore.
In Italia, a fronte di 6 milioni di abitazioni singole (non necessariamente villette monofamiliari) che si prestano al meglio per questo tipo di interventi, gli impianti fotovoltaici domestici sono “soltanto” 600mila. Questo significa che ci sarebbe spazio per crescere. Anche per chi vorrebbe contribuire ad accelerare la transizione energetica dalle fonti fossili alle rinnovabili, ma non può installarsi in casa un panello. La formula con cui questo può avvenire ha preso il nome di social lending: invece di spendere per l’impianto, si prestano i soldi a piattaforme specializzate che fanno raccolta fondi e poi affidano un credito a chi, invece, vuole cerca un finanziamento per l’installazione dei pannelli.
In America è un sistema già maturo, con gli Stati Uniti che coprano l’80 per cento dei progetti di social lending. Mentre l’Europa è ancora indietro con il 3,76 per cento ma con una crescita stimata del 5 per cento nel corso del 2017. Non per nulla, il gruppo Evolvere, società che ha il record di impianti fotovoltaici domestici installati in Italia (oltre 10mila) ha stretto un’alleanza con Prestiamoci, piattaforma di social lending italiana.
Il social lending è un modo di prestarsi soldi tra privati. Da un lato, c’è chi presta i fondi e si vede ritornare gli interessi (fin dal primo mese) dall’altra c’è chi li ottiene e paga il suo interesse.
Ma in quanto tempo si può tornare dall’investimento nel pannello fotovoltaico? Solitamente in circa 6 anni: 3kwh costano sugli 8mila euro e considerando che circa il 40% dell’energia prodotta viene consumata, il resto può essere venduto alla rete. Se ci si aggiungono sgravi fiscali e risparmio in bolletta, dopo sei anni si comincia anche a guadagnare.
Gian Maria Debenedetti, amministratore delegato di Evolvere, sottolinea come il mercato del solare domestico potrebbe svilupparsi ulteriormente quando la legislazione (non solo in Italia) permetterà finalmente ai cittadini di vendere elettricità tra di loro. Mentre ora il produttore/consumatore la può rivendere solo alla rete nazionale. Il futuro, fa notare, è quello di micro-reti interconnesse tra di loro: il cittadino non sarà nemmeno obbligato alla proprietà dell’impianto, può anche soltanto mettere a disposizione il tetto o il giardino e ricavare una parte dell’elettricità prodotta. Finora, sono state 800 le persone che hanno chiesto un impianto fotovoltaico con il social lending di Prestiamoci/Evolvere per una potenza complessiva di 1 megawatt (pari alle emissioni di CO2 di un anno di 621 auto o di quella assorbita da 447 alberi).
In Germania sono ancora più avanti nella struttura del social lending: esistono società specializzate grazie alle quali si può investire direttamente nelle installazioni: le piattaforme pubblicano il nome della località e il proprietario e si diventa “proprietari” di una parte dell’impianti e si riceve per la quota parte il ricavato dell’energia prodotta. Non a caso, assieme all’Italia sono i leader europei del fotovoltaico.
Luca Pagni, Repubblica.it