L’Antitrust mette in guardia dal rischio che potrebbe essere introdotto dall’equo compenso, previsto nella manovra. Nel Bollettino, l’Autorità spiega che “le tariffe professionali fisse e minime costituiscono una grave restrizione della concorrenza, in quanto impediscono ai professionisti di adottare comportamenti economici indipendenti e, quindi, di utilizzare il più importante strumento concorrenziale, ossia il prezzo della prestazione” L’Autorità’ spiega che invece “l’effettiva presenza di una concorrenza di prezzo nei servizi professionali non può in alcun modo essere collegata a una dequalificazione della professione, giacché, come più volte ricordato, è invece la sicurezza offerta dalla protezione di una tariffa fissa o minima a disincentivare l’erogazione di una prestazione adeguata e a garantire ai professionisti già affermati sul mercato di godere di una rendita di posizione determinando la fuoriuscita dal mercato di colleghi più giovani in grado di offrire, all’inizio, un prezzo più basso”. Secondo l’Antitrust, “è noto, infatti, che la qualità di una prestazione professionale si percepisce nel tempo e, al momento della scelta, la reputazione del professionista assume un’importanza cruciale, scalfibile solo attraverso offerte particolarmente vantaggiose che inducono il cliente a dare fiducia a un professionista meno affermato”.
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