Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e’ arrivato a Pechino, terza tappa di una lunga missione asiatica che lo ha portato finora in Giappone e Corea del Sud, e che lo vedra’ anche in Vietnam e nelle Filippine, fino al 14 novembre prossimo. La Cina promette un trattamento di riguardo per l’ospite americano, una “visita di Stato plus” come l’ha definita l’ambasciatore negli Stati Uniti, Cui Tiankai, che comprende per lui e per la first lady, Melania, anche una cena alla Citta’ Proibita, l’antica sede degli imperatori cinesi, questa sera, assieme al presidente cinese, Xi Jinping, e alla moglie Peng Liyuan. “Del successo di Cina e Stati Uniti beneficera’ il mondo intero”, titola in un articolo di commento pubblicato oggi il tabloid Global Times, uno dei piu’ influenti giornali della Cina, pubblicato dal Quotidiano del Popolo, organo di stampa del Partito Comunista Cinese. Le aspettative sono di legami bilaterali “win-win”, formula amata da Pechino, e ripresa dall’ambasciatore statunitense in Cina, Terry Branstad, in un editoriale pubblicato sul tabloid cinese. Nell’articolo l’ambasciatore Usa cita quello che sara’ il tema principale della visita: il contenimento della Corea del Nord. “Cina e Stati Uniti devono continuare a stare insieme, ad applicare la massima pressione per fare capire al regime nord-coreano che la denuclearizzazione e’ l’unica via possibile”, scrive Branstad. La crisi missilistica e nucleare nord-coreana e’ oggetto anche di un altro editoriale, pubblicato dal Quotidiano del Popolo. “Nel realizzare la denuclearizzazione della penisola coreana e nel preservare la pace e la stabilita’”, scrive il massimo giornale cinese ripreso dall’agenzia Reuters, “Cina e Stati Uniti hanno interessi comuni”. Trump e’ il primo capo di Stato a visitare la Cina dalla fine del diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese che ha consolidato il ruolo di Xi Jinping al vertice del potere in Cina. Al termine del Congresso Xi e’ stato rieletto segretario generale del Partito Comunista Cinese e il suo nome e’ stato inserito nello statuto del partito accanto al suo contribuito ideologico, “il pensiero sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”. In un tweet di questa mattina, ora locale, Trump ha definito Xi “reduce da una grande vittoria politica” e poco prima della ripartenza per Pechino ha dichiarato di non vedere l’ora di “incontrare di stare con Xi”. All’entusiasmo delle parole affidate a Twitter, si contrappongono le sfide e le divergenze destinate a emergere nel corso delle prossime ore. Le attese sono per alcuni accordi commerciali, in particolare quelli nel settore petrolifero, con protagonista il gigante della raffinazione cinese Sinopec per due progetti in Texas e nelle Isole Vergini statunitensi, e il possibile acquisto di aeromobili da parte della Cina. Gli interrogativi della visita riguardano, pero’, soprattutto, il ruolo della Cina nel contenimento della minaccia nord-coreana, indicato da Trump sia durante la tappa in Giappone che in Corea del Sud, e la capacita’ degli Usa di contenere o meno l’influenza della Cina in Asia. Il rapporto tra Trump e Xi e’ “eccellente” come lo ha definito lo stesso Trump a Tokyo, e il presidente Usa e’ convinto che la Cina stia “lavorando molto duramente” per contenere la minaccia proveniente dai programmi missilistico e nucleare di Pyongyang. Il presidente statunitense ha, pero’, chiesto un ruolo maggiore di Pechino (e di Mosca) contro la Corea del Nord, e oggi, nel discorso al parlamento di Seul ha suggerito alcune misure precise per Cina e Russia, tra cui il declassamento delle relazioni diplomatiche con il regime di Kim Jong-un. Le prime due tappe in Asia sono state segnate anche dai riferimenti di Trump a quella che appare come la nuova prospettiva statunitense sul continente, la visione di “aperta e libera regione indo-pacifica” di cui il presidente parlera’ piu’ nel dettaglio nel corso della visita in Vietnam, durante il vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) dell’11 e 12 novembre prossimi. La visione statunitense, gia’ oggetto di un discorso pronunciato il mese scorso dal segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, mette in secondo piano il ruolo di Pechino nella regione, a favore di un consolidamento delle alleanze con India, Australia e Giappone. Anche Xi, in Vietnam, pronuncera’ un discorso: il leader cinese puntera’ sui temi della cooperazione a livello regionale, ma dalle sue parole, con ogni probabilita’, emergera’ una visione dell’Asia molto diversa rispetto a quella di Trump. L’intesa che i due leader potranno trovare o meno a Pechino in questi giorni potrebbe andare incontro fin dalle ore successive ai primi contraccolpi.
Trump: incontra Xi tra accordi commerciali e crisi nordcoreana
