Il managing director spiega i piani digitali del colosso della consulenza aziendale. Diana: contenuti media? Non ci interessano.
C’è un ruolo speciale per l’Italia nella strategia mondiale di Accenture alla conquista del mercato digitale: quello di polo specializzato in social media che nascerà a breve nella Penisola e sarà punto di riferimento per tutta Europa. Da Milano la sede tricolore del colosso globale della consulenza aziendale ospita già due hub internazionali: uno dedicato all’e-commerce e l’altro focalizzato sul search marketing, entrambi con rilevanza globale per il network di Accenture. Non a caso, alla fine di ottobre scorso, il presidente e a.d. mondiale di Accenture Pierre Nanterme aveva annunciato che il gruppo avrebbe continuato a rafforzarsi sul marketing digitale, per cui è stata creata la divisione ad hoc Accenture Interactive. Dichiarazione che ha riacceso l’allarme delle grandi agenzie creative tradizionali così come l’allerta di altri big della consulenza, tra cui EY, Deloitte, Ibm e PricewaterhouseCoopers alle prese con lo stesso percorso di trasformazione. Ora, però, è proprio il managing director di Accenture per Italia, Grecia ed Europa Centrale Alessandro Diana a spiegare a ItaliaOggi le prossime mosse del colosso americano e come l’intera strategia verrà declinata in chiave tricolore perché, «da una parte, la nostra divisione che è un’unità di lavoro di Accenture presente in tutto il mondo, e non una società separata o locale, vuole avanzare nelle competenze in materia di intelligenza artificiale», ha dichiarato Diana. «Mentre, in parallelo, l’Italia crescerà assumendo altri professionisti per produrre più contenuti, oltre che per continuare a presidiare le attività commerciali, di marketing&analytics e customer experience». Una distinzione importante, quella sulla crescita organica, visto che nel tempo Accenture ha progressivamente invaso il mondo della comunicazione a colpi di acquisizioni: così è stato con l’agenzia internazionale Avventa (specializzata in contenuti web), poi con la britannica Karmarama e l’olandese The Monkeys (con focus sulla creatività tradizionale) e infine con Fjord (realtà mondiale incentrata sul design dei servizi). Anche per il futuro, Accenture ha la liquidità necessaria per pianificare, secondo indiscrezioni di stampa, nuove acquisizioni entro fine 2018 per un totale di 1,1-1,4 miliardi di dollari (tra il miliardo e 1,2 mld di euro). Ulteriore motivo di agitazione per colossi pubblicitari e della consulenza. Ma esiste un perimetro oltre il quale Accenture ha deciso di non andare, visto che con l’operazione OneDotCom ha lavorato anche con una media company come Pearson (editoria scolastica)? «Il perimetro non è mai dato», ha proseguito il managing director di Accenture per Italia, Grecia ed Europa Centrale. «Al momento non c’è l’intenzione di acquisire le competenze tipiche di una media company ma si tratta di un mercato limitrofo che ci interessa». Nel frattempo, Diana si concentra sul business italiano e, tra l’altro, sfata qualche mito di mercato come quello per cui esiste un problema dimensionale delle imprese italiane: «sul fronte digitale ogni azienda ha esigenze diverse ma tutte risolvibili, dall’e-commerce fino alla promozione sui social. Del resto, esigenze come l’omnicanalità riguardano ormai un po’ tutti. E imprese più piccole non esistono solo in Italia». L’importante è offrire soluzioni di scala, sempre secondo il manager, perché «è vero che il marketing digitale abbatte i costi unitari ma, tra il moltiplicarsi dei canali su cui essere presente e i tanti contenuti da personalizzare, non è detto che la spesa totale diminuisca. La vera sfida», ha concluso Diana, «è scegliere, attraverso l’analisi dei dati, i canali giusti su cui comunicare, targetizzare in modo preciso ogni azione e misurare il ritorno sull’investimento».