La fatturazione a 28 giorni è un falso problema. L’importante è la concorrenza
Nel corso degli ultimi due anni tutti i principali operatori di telefonia mobile hanno iniziato ad introdurre modalità di rinnovo automatico delle offerte ricaricabili ogni 28 giorni anziché su base mensile. Questa modifica ha portato le autorità di regolazione (Agcom e Agcm) a intervenire più volte sulla vicenda. Da un lato, il Garante delle comunicazioni ha stabilito l’obbligo di rispettare una periodicità mensile nella fatturazione sia per la telefonia fissa, sia per le offerte convergenti fisso-mobile. Dall’altro, l’Antitrust ha sanzionato alcuni operatori per scarsa trasparenza. Più recentemente, lo stesso Governo ha preso una posizione molto netta, appoggiando le richieste di stabilire per legge l’obbligo di rispettare una periodicità di fatturazione non inferiore al mese in tutti i servizi di pubblica utilità.
Al di là delle migliori intenzioni, un intervento legislativo di questo tipo fraintende completamente il problema, che è semmai di trasparenza e chiarezza delle condizioni contrattuali, senza tenere conto del contesto generale del mercato delle tlc. Se il governo decidesse di intervenire secondo i termini previsti dall’emendamento presentato in Commissione Bilancio del Senato, il rischio maggiore sarebbe quello di irrigidire le condizioni del contratto e quindi i modi di creare offerte diverse per la clientela, dimenticandosi totalmente dell’aspetto concorrenziale (la trasparenza delle offerte e la dinamica del mercato).
L’introduzione di fatturazioni inferiori al mese non priva il consumatore, se correttamente comunicata, della possibilità di comparare le offerte sul mercato e di scegliere liberamente il gestore che più si avvicina alle sue necessità, ma anzi rientra nella possibilità di differenziare le condizioni contrattuali. Quello che occorre tutelare, insomma, è che tutte le condizioni, compresi i riferimenti temporali di fatturazione, siano chiare, e gli strumenti per farlo già ci sono, coerentemente alla natura aperta e dinamica di un settore di mercato che dalla concorrenza ha tratto un forte beneficio per i consumatori.
Nel corso degli ultimi due decenni, gli italiani hanno potuto godere di una diminuzione sostanziale dei prezzi al consumo nelle telecomunicazioni. Le stime più recenti, pubblicate dalla stessa Agcom pochi mesi fa, parlano di una riduzione dei prezzi pari a oltre il 43%, una variazione maggiore rispetto a quella fatta registrare in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Allo stesso tempo, nel corso dell’anno solare giugno 2016-giugno 2017 (periodo in cui aziende come Wind, Vodafone e Tim promuovevano già offerte con fatturazione a 28 giorni anziché su base mensile), i prezzi per i servizi nelle tlc sono calati di circa il 2,4% in Italia e dell’1,3% nell’intera Unione europea.
Come viene riportato anche dall’indice delle liberalizzazioni dell’Istituto Bruno Leoni, il mercato delle tlc è il settore italiano meglio liberalizzato. È proprio all’interno di un mercato aperto come questo che la concorrenza, di cui la trasparenza delle clausole contrattuali è un aspetto essenziale da tutelare anche attraverso le istituzioni di controllo, risulta essere la principale fonte di protezione per il consumatore.
Giovanni Caccavello (Istituto Bruno Leoni), ItaliaOggi