Dopo l’uscita di Grasso, altra tegola per il Pd: la Boldrini rimane. Filippo Merli Gentiloni e Renzi hanno rotto. E parecchio anche. Claudio Cadei Grasso deve dimettersi da presidente del Senato «In un Paese normale», ha scritto ieri il direttore di ItaliaOggi Magnaschi, «scomparirebbe don Claudio Lotito, presidente della Lazio», dopo la brutta figura nella vicenda di Anna Frank. E forse anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, dovrebbe lasciare il vertice della seconda istituzione del Paese. L’ex alto magistrato in pensione, 72 anni, di Licata, venne nominato senatore dall’allora segretario del Pd, Pigi Bersani, 66 anni, Emiliano di Bettola. Ma al vertice del Senato venne designato dal gruppo del Pd, che giovedì Grasso ha lasciato. Per correttezza, politica e istituzionale, Grasso, ispirandosi alla trasparenza del suo amico e collega Giovanni Falcone (1939-1992), dovrebbe rassegnare le dimissioni. In una legislatura, caratterizzata dal record dei «salti della quaglia», il buon esempio dovrebbe venire dall’alto. Troppo facile, anche per i giornali, mitragliare solo i peones come don Mimmo Scilipoti, 60 anni, siciliano, ora forzista, ma che nel 2008 venne nominato senatore da Tonino Di Pietro, 67 anni, abruzzese di Montenero di Bisaccia. Pietro Mancini Un vero itagliano «Tolgo ”Nord” al nome della Lega, non mi attacco all’avverbio», ha annunciato l’altra sera in tv Matteo Salvini. Un politico coerente: ospite di Piazza pulita ha pensato bene di sbarazzarsi del suo vecchio libro di grammatica. Vittorio Pezzuto Travaglio non dimostra i suoi 90 anni. A Fassino non è sfuggito che Marco Travaglio travagliasse nel Fuan, l’organizzazione degli universitari missini del primo dopoguerra. Da semplici calcoli Travaglio deve allora avere almeno 90 primavere. Certo che le porta bene, meglio dell’ex sindaco. Walter Schinardi Tre indignazioni tre Cosa penso di Roberto Saviano? È finto. Lo detesto, non lo leggo e cambio canale in tivù appena lo vedo. 2. Le bollette ogni quattro settimane? Una truffa, una vergogna insopportabile. 3. Laura Boldrini? Dopo le prossime elezioni finalmente perderà un ruolo che non meritava e che ha esercitato in modo pessimo. Cesare Lanza Siamo alla doggy bag della Regione Da alcuni anni mi sono iscritta ad un utile servizio della regione Friuli Venezia Giulia che mi informa, via mail, della intervenuta presentazione dei disegni di legge e mi aggiorna, anche, sul loro iter. Stanotte sono stata avvisata a proposito della intervenuta promulgazione e pubblicazione della legge n. 24 pubblicata sul supplemento n. 42 del 25 ottobre 2017, «Disciplina organica della gestione dei rifiuti e principi di economia circolare». Incuriosita, inizio a scorrere il testo del file di 119 pagine e mi soffermo all’articolo 5 (Disposizioni per la limitazione degli sprechi di prodotti alimentari e farmaceutici) per scoprire che: «Per ridurre gli sprechi alimentari nel settore della ristorazione la Regione stipula accordi o protocolli d’intesa per promuovere comportamenti responsabili e pratiche virtuose volti a ridurre lo spreco di cibo e affinché gli operatori della ristorazione si dotino di contenitori riutilizzabili, realizzati in materiale riciclabile, idonei a consentire ai clienti l’asporto dei propri avanzi di cibo». Siamo alla doggy bag di Stato. Anzi, di regione. Marilisa Bombi Rende ancora investire in cultura? Un tempo per le classi (ambiziose) sia medio basse che medio alte, il percorso scolastico ideale per i propri figli era: liceo, università, master di facoltà tecniche o economiche. I genitori investivano nella cultura dei figli i loro risparmi o parte dei loro patrimoni, sapendo che il modello in essere (il capitalismo classico) avrebbe potuto moltiplicare l’investimento iniziale, comunque consegnare loro una vita dignitosa. Con questi tempi non funziona più così, inutile investire in cultura (se non per motivi personali), meglio lasciare a figli e nipoti un capitale liquido.
Marco Perazzi
ItaliaOggi – La Verità