Le scarse precipitazioni hanno fatto crollare l’energia prodotta dagli impianti idroelettrici a favore delle centrali a gas, più costosa. Fenomeno amplificato dal fermo di più della metà delle centrali atomiche transalpine, elettricità importata e meno cara
Al momento, ci salvano le temperature. Nonostante il calendario sia entrato nell’ultima decade di ottobre, il clima non è ancora autunnale, nemmeno nelle regioni del nord. Dove i riscaldamenti non sono stati ancora accesi. Ma per le bollette degli italiani, in primis per l’elettricità, ma anche per il gas, ci si attende un inverno “caldo”. Nel senso che le bollette potrebbe aumentare più del previsto. Effetto sia delle condizioni meteo, sia di quanto sta accadendo nella vicina Francia.
Le autorità di controllo hanno chiesto il fermo di 29 di centrali nucleari transalpine, in pratica più di una centrale su due dovrà sostenere una serie di interventi di manutenzione straordinaria. Il problema riguarda gli impianti più vecchi: sono a rischio sismico, nel senso che le tubature che portano l’acqua di raffreddamento agli impianti cominciano ad avere problemi di ruggine e nel caso di scosse non garantiscono la tenuta e potrebbero non raffreddare abbastanza i reattori. Sono necessari interventi e ci saranno una serie di fermi programmati.
Il fermo centrali significa che la Francia non esporterà l’energia in eccesso nei paesi confinanti non appena comincerà a fare freddo, perché ne ha bisogno per il mercato interno: grazie all’energia a basso costo prodotta dal nucleare, la maggior parte dei caloriferi nelle abitazioni e uffici è alimentato dalla corrente elettrica. L’energia importata dalla Francia serviva a calmierare i prezzi: senza l’elettricità venduta dalla Francia (che corrisponde a secondo dei casi a una quota tra il 10 e il 13% del fabbisogno nazionale), saranno chiamate a produrre energia in misura maggiore le centrali a gas, facendo salire i prezzi.
Ma non è solo questo il motivo per cui le bollette sono a rischio rincaro.
Ci sono, come detto, fattori climatici: a partire da febbraio, in Italia ha piovuto molto poco, il che ha ridotto la produzione di energia idroelettrica. Lo stesso è accaduto per gli impianti eolici (che hanno avuto meno ore di vento) e per gli impianti fotovoltaici (condizione meno favorevoli nella irradiazione dei raggi solari): complessivamente, la quota delle fonti rinnovabili sul totale delle vendite di elettricità è ai minimi da febbraio, mentre le centrali a gas coprono più del 50 per cento della domanda.
Con più energia prodotta dalle centrali a ciclo combinato, inevitabilmente salirà il prezzo del gas che le alimenta. Amplificando il fenomeno rincaro della bolletta, da quella elettrica a quella del gas.
Luca Pagni, Repubblica.it