Turismo, così Airbnb pagherà le tasse al Comune di Bologna

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Raggiunto l’accordo-pilota: il portale online verserà direttamente nelle casse dell’amministrazione l’imposta di soggiorno. In Italia soltanto Genova per adesso ha lo stesso sistema

Airbnb, si cambia. A partire da questo trimestre, il portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio e persone (host) che dispongono di appartamenti o camere ammobiliate da affittare a uso turistico, potrà riscuotere automaticamente l’imposta di soggiorno e versarla direttamente alle casse del Comune. In pratica, i prezzi degli alloggi reperibili su Airbnb saranno già comprensivi della tassa, e si eviterà così che il balzello possa essere eluso. La piattaforma online ha già iniziato a informare gli host circa l’entrata in vigore delle nuove norme. Per ora, tuttavia, questa pratica sarà applicabile solo agli alloggi che si trovano nei Comuni di Bologna e Genova. Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato, lo scorso 31 luglio, la modifica del regolamento sull’imposta di soggiorno, e ha stabilito che, a partire dal 1° ottobre di quest’anno, anche i gestori di portali online debbano pagare una tariffa pari al 5% del costo dell’alloggio, per un importo massimo di 5 euro a persona per notte. Palazzo d’Accursio si è impegnato a fondo per trovare un’intesa con il colosso degli affitti immobiliari brevi, in questo affiancato da Bologna Welcome. Dopo circa un anno di trattative, si legge in una nota del Comune, lunedì 23 ottobre è stato “sottoscritto con la società Airbnb Ireland UC un accordo che prende atto delle specificità tecnologiche della piattaforma e disciplina le modalità di raccolta automatizzata conto terzi e riversamento dell’imposta di soggiorno all’Amministrazione comunale”. All’ombra delle Due Torri, inoltre, gli assessori al Bilancio e all’Economia, Davide Conte e Mattero Lepore, organizzeranno un evento assieme alla rete di host Local Pal per lanciare un manifesto sull’home sharing sicuro e in regola. Quello di riscuotere automaticamente la tassa di soggiorno e girarla ai comuni potrebbe essere un punto di svolta sulla strada della semplificazione e della trasparenza. E già fa scuola. Sull’esempio di Bologna e Genova seguiranno presto altre città, come Milano e Firenze. L’impetuosa espansione di Airbnb in Italia è stata più volte nell’occhio del ciclone, perché accusata di non versare l’imposta di soggiorno alle casse comunali. La società californiana, inoltre, si era sempre dichiarata contraria al provvedimento dell’Agenzia delle Entrate dello scorso 12 luglio, con cui era stato disposto l’obbligo di versare al fisco una ritenuta sui canoni degli affitti brevi. Airbnb aveva fatto ricorso al Tar del Lazio, che però, lo scorso 18 ottobre, ha respinto l’istanza.

La Repubblica