Si è concluso questa mattina alle 7 all’Ilva lo sciopero di 24 ore indetto a Taranto da Fim, Fiom e Usb contro i tagli occupazionali e salariali annunciati dalla nuova societa’ aggiudicataria Am Investco Italy formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia. La protesta era stata indetta venerdi pomeriggio nel momento in cui si e’ appreso che, in vista del confronto di ieri al Ministero dello sviluppo economico, Am Investco aveva formalizzato una proposta ai sindacati che da un lato prevedeva 4 mila esuberi su 14.200 addetti totali (3.300 esuberi solo a Taranto), e dall’altro un inquadramento contrattuale a nuove condizioni: nuova assunzione, contratto a tutele crescenti in linea con jobs act, azzeramento delle posizioni acquisite. E proprio questo punto oltre agli esuberi – che in verita’ con quel numero erano gia’ stati annunciati a giugno – che ha fatto scattare la protesta dei sindacati.
Intanto Aditya Mittal, cfo di ArcelorMittal e ceo del gruppo in Europa, nel corso del forum di Conftrasporto che si tiene oggi a Cernobbio, ha dichiarato che l’Ilva “è una sfida non facile, ma io sono giovane e sono qui per rimanere nel lungo termine e portare avanti con successo questo nel lungo termine”. “Chiediamo all’Italia di investire piu’ soldi pubblici nei trasporti rispetto all’attuale 2% dei Pil e di deregolamentare, ma senza mai incoraggiare il dumping”.
Mittal ha sottolineato che il colosso dell’acciaio franco-indiano ha scelto Ilva anche per la presenza di un porto ricco di potenzialita’ e per la sua connessione diretta con Genova. “Ilva ha la posizione logistica migliore o una delle migliori tra le acciaierie europee”. “L’industria dell’acciaio, a partire da Ilva, e’ piena di sfida”, ha proseguito Mittal, “Ilva ha sofferto molto negli ultimi anni, a partire dai dipendenti, dall’ambiente e dall’operativita’, con un declino della produzione su base annuale. ArcelorMittal, pero’, e’ in Italia per rimanere nel lungo termine”.
Tuttavia non e’ piu’ scontato che l’Ilva finisca nella mani di ArcelorMittal, e non solo perche’ per chiudere il cerchio e’ indispensabile l’intesa con i sindacati sul piano industriale. Dopo la rottura di ieri, infatti, il governo, secondo quanto si legge su Repubblica, ha preso in esame anche l’ipotesi estrema: annullare la cessione, visto che l’offerta del vincitore sarebbe mutata, e valutare la disponibilita’ della cordata sconfitta, quella guidata dagli indiani di Jindal insieme alla Cassa depositi e prestiti, di aggiornare la propria offerta per prendersi gli impianti italiani di Taranto e Genova.
La gara, insomma, e’ entrata in zona rischio, mentre non sono ancora chiare quali saranno le prossime mosse di Lakshmi Mittal, capo indiscusso del piu’ grande gruppo siderurgico del globo. Perche’ e’ da lui che a Roma si aspettano la decisione per una marcia indietro, un cambio di posizione per ritrovare la via dell’accordo.
Italia Oggi