Lega di serie A: il blitz Agnelli-Lotito. E c’è chi pensa a Malagò

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Non lo nomina nessuno ma tutti in Federcalcio temono Claudio Lotito e le sue mosse. Di questo si è parlato dopo il consiglio federale lampo di stamani che ha rimandato la decisione sui principi informatori delle Leghe e ha dato tempo alla Lega di B sino al 13 settembre per scegliersi il presidente (ma il commissario è pronto, è l’avvocato Mauro Balata, procuratore interregionale stimato da Tavecchio e Sibilia). Lotito ha stretto un patto di ferro con Andrea Agnelli, col quale era stato in conflitto sino a poco tempo fa: riguarda l’Eca. Domani, martedì, Agnelli diventerà il presidente dei 220 club europei, un ruolo di grandissimo prestigio, e le 8 società italiane (9 con la Juve) voteranno compatte per lui. Questo l’accordo con Lotito: se ci sia altro non si sa. Di sicuro, è la svolta che cambia le carte in tavola. Mercoledì si terrà l’assemblea della Lega di A: i venti presidenti non voteranno le linee guida suggerite dal commissario Tavecchio, e dai suoi vice Uva e Nicoletti, che prevedono uno statuto snello, moderno, con i poteri al consiglio e non più all’assemblea. Niente da fare: si voteranno gli organi con le vecchie regole, dove tutti, o quasi, avranno il loro spazio. Quindi, un presidente di garanzia (Marco Brunelli, anche se lui ci crede poco e non ci ambisce molto…), un vicepresidente (Fassone, ad del Milan), due consiglieri federali (uno ovviamente è Lotito, l’altro Marotta o Campedelli) e ben 9 consiglieri di Lega. Tutti accontentati, altro che formula snella studiata da Tavecchio in mille sfinenti colloqui. Lotito è convinto di avere i 15 voti necessari per fare il blitz: in realtà, al momento sono tredici ma ecco che se anche l’Inter sarà accontentata con la vicepresidenza Eca (si saprà domani) allora la strana, inedita, coppia Agnelli-Lotito avrà la meglio.

Ad opporsi a questo progetto non solo Tavecchio (“ma il commissario, si sa, ha un fucile che spara sale…”) ma soprattutto cinque club (Roma, Fiorentina, Cagliari, Sampdoria e Bologna). Prima dell’assemblea, mercoledì mattina, le grosse società hanno invitato Giulini (presidente Cagliari) e Romei (ad Sampdoria) per cercare di convincerli a passare dalla loro parte. Ma Roma, Fiorentina, Cagliari, Samp e Bologna tengono duro, almeno sinora, e hanno preparato una contromossa per cercare di bloccare il blitz Agnelli-Lotito: proporranno come presidente di garanzia della Lega di A addirittura il n.1 dello sport italiano, Giovanni Malagò. Un colpo clamoroso, a sorpresa, studiato per vedere la reazione delle grandi società. Malagò, ovviamente, non ci pensa nemmeno di fare il presidente della Lega di A: il calcio gli sta molto a cuore e ha seguito le vicende di questa estate turbolenta anche in vacanza, dalla barca. Di sicuro non è rimasto stupito da questo caos: lo aveva previsto. Ma è appena stato riconfermato alla guida del Coni e presto diventerà anche membro Cio: un suo ruolo nel calcio, almeno adesso, non è di sicuro proponibile. Malagò si rende conto delle difficoltà del mondo del pallone (oggi in consiglio federale i calciatori non si sono nemmeno presentati…), ma ha rispetto dei ruoli, tocca a Tavecchio uscire fuori dalle secche. Il presidente federale è stato sin troppo buono con la B (chi l’ha convinto a cambiare idea?) quando aveva garantito che oggi avrebbe nominato il commissario dopo cinque assemblee finite nel nulla e nella farsa.

Sulla A ha fatto la sua parte di commissario con puntiglio e abnegazione, trascurando la Figc: ora tutto dipende dall’assemblea di mercoledì. “C’è un presunto accordo in Lega di Serie A: un presidente ‘pontè e un’assemblea entro 3 mesi per eleggere un nuovo presidente. La prossima assemblea dovranno farla con i principi ispiratori che abbiamo dato noi, non c’è santo che tenga” spiega Tavecchio. “Dopo lunga e penosa malattia, l’assemblea informata metodicamente non ha finora individuato una governance che tenesse conto delle indicazioni che emergono dalle proposte del commissario. Davanti alla richiesta di riconfermare l’organigramma esistente, il commissario ha ritenuto, con un documento a parte, di segnalare la posizione univoca, propria e dei due subcommissari. In sintesi, riteniamo che l’assemblea andrà a deliberare secondo coscienza. Non so cosa succederà il 6 settembre ma la richiesta è un presidente a tempo, che resterà fin quando non si trova un presidente idoneo. Quando parlano di sconfitta del commissario, bisogna sapere che il commissario è come un cacciatore che spara con il sale, non con i proiettili…”. C’è invece chi spara a pallettoni.

Fulvio Bianchi, dalla sua rubrica “Spy Calcio”, Repubblica.it