La doppia circolazione distorce l’economia

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All’inizio degli anni 2000 mi trovavo in Argentina per lavoro. A quel tempo vigeva in Argentina la doppia circolazione di moneta: dollaro americano e peso argentino; il cambio era fissato: un peso uguale un dollaro; una legge stabiliva la convertibilità obbligatoria e la Banca centrale avrebbe cambiato in qualunque momento pesos argentini con dollari e viceversa.

Presi un taxi e quando ci fu da pagare il costo della corsa pagai in dollari. Il tassista cortesemente mi chiese se potevo pagare la corsa in pesos perché preferiva detenere pesos piuttosto che dollari. La cosa mi fece riflettere: istintivamente la trovai illogica, ma evidentemente la doppia circolazione e la convertibilità obbligatoria era percepita come reale da parte dei soggetti economici. Iniziai a pensare che c’era qualcosa di profondamente distorto in quella economia.

Arrivato in aeroporto ordinai un caffè, costava 3 pesos, cioè 3 dollari; mi sembrò un prezzo altissimo, praticamente il doppio di quello che costa oggi all’aeroporto di Milano. Feci scalo a Rio de Janeiro; Argentina e Brasile erano parte del Mercosur, un’area di libero scambio tra i paesi del Sud America simile alla Ue. Presi un altro caffè in aeroporto e nonostante l’economia brasiliana fosse immensamente più grande di quella Argentina lo pagai un dollaro: un terzo di quello che avevo pagato un’ora prima a Buenos Aires. Mi rafforzai nel convincimento che la doppia circolazione della moneta falsava la percezione del valore della moneta finendo per disarticolare l’economia nei suoi fondamenti.

Dopo poco tempo l’Argentina, una economia con grossi problemi strutturali e un enorme debito pubblico, non fu in grado di ripagare i propri debiti, saltò la convertibilità, il peso si svalutò pesantemente, oltre allo stato fallirono anche le banche e ai cittadini impoveriti non rimasero che le rivolte per strada: ripensai al tassista che aveva preferito detenere pesos argentini piuttosto che dollari.

Silvio Berlusconi propone oggi la doppia circolazione di moneta per l’Italia: la lira per gli scambi interni e l’euro per gli scambi con l’estero; se avesse fatto con me quel viaggio in Argentina ben difficilmente avrebbe dimenticato la lezione.

Marcello Gualtieri, Italia Oggi