Donne impresa 55. Una vita sempre in viaggio, è amministratrice unica di Ikn Italy, società di formazione per il middle management, creata dopo avere rilevato la Iir, azienda in cui è ha lavorato per oltre vent’anni
Ha imparato a fare i cocktail mentre studiava l’inglese a Bournemouth, città di mare del Dorset, nella costa sudovest dell’Inghilterra. Per un anno è stata baby sitter, barista, ragazza au pair, un po’ di tutto per sbarcare il lunario. Ci era arrivata dopo il diploma preso in un istituto tecnico a Crema, nel Milanese, dove è nata nel 1960. Francesca Cattoglio voleva viaggiare, vedere il mondo, insomma diventare una cittadina del mondo. E in fretta. La scuola interpreti Silvio Pellico di Milano, che metteva insieme lingue, diritto internazionale, economia, ha fatto al caso suo.
L’impresa che ha creato, la Ikn Italy, acronimo di Institute of knowledge & networking, con un’operazione di management buyout nel 2013, concretizzata nel pieno della crisi mondiale, è il coronamento di un percorso lungo e per certi aspetti avventuroso. Ikn Italy eredita trenta anni di esperienza della Iir, la società fondata dall’imprenditore di origine scozzese lord Irvine Ladlaw, nella quale Cattoglio ha lavorato per oltre un ventennio, e si posiziona come gruppo leader nella formazione del middle management in Italia e in Spagna, finalizzata alla crescita delle aziende.
“Il mio primo lavoro è stato nella sede milanese di una banca britannica, Standard Chartered bank, una società finanziaria di prestigio con sede a Londra. Soltanto commerciale, non aveva sportelli. Ci sono rimasta due anni. I miei genitori erano felici. La banca però non era l’ideale, quello che avevo chiaro era che volevo un lavoro internazionale, e dopo un anno e mezzo ho capito che non era per me. Avevo voglia di avventura, mi piaceva viaggiare. Volevo fare altro tipo di esperienza. A questo punto mi sono resa indipendente passando alla Eurogest, a vendere fondi di investimento”.
L’avventura della vita, però, comincia con un annuncio sul Corriere della Sera; cercavano persone in grado di ideare e strutturare conferenze, dei conference manager, appunto. Era una società londinese che, nata nel 1973 come piccola casa editrice, si era trasformata nell’Institute for international research, pioniera di conferenze e eventi per le aziende, e aveva aperto da pochi mesi uffici in Italia, Germania, Spagna e in altri paesi europei. Per Francesca Cattoglio è stata l’opportunità; ha chiesto subito di andare all’estero, “volevo volare in Australia” ricorda l’imprenditrice, “ma il mio inglese non era ancora abbastanza strutturato”. Lord Ladlaw, però, la spedisce ugualmente a San Francisco per un corso di tre mesi che la promuoverà a division manager. “Quella è stata un’altra occasione di dimostrare la mia capacità di trovare soluzioni. Dovevamo organizzare delle conferenze in inglese, su tematiche molto specialistiche. Erano tutti americani e il mio inglese non era ancora così fluido. Ne ho ideata una sui vigneti della California, non certo sulla finanza, e ho dato prova che potevo essere più brava di loro”.
Concluso il corso, e tornata in Italia, le è stata offerta la possibilità di assumere la gestione degli uffici in Spagna: era il 1992. Laggiù, dove la Iir aveva appena aperto, gli affari stentavano a decollare, serviva una gestione più solida. “Mi fu detto: vai a Madrid, vedi se riesci a ristrutturarla, altrimenti chiudiamo. L’idea era restare sei mesi e ci sono rimasta venti anni. Ho avuto la fortuna di agganciare il treno della crescita spagnola”. Madrid è diventata la sua casa, ha aperto l’ufficio in Portogallo, ha lavorato in Colombia e in Messico, in Angola, Mozambico e Capoverde. “Il mio mercato era in paesi dove si parlasse portoghese e spagnolo. Anche con il Marocco c’erano relazioni di business molto aperte e ho svolto attività a Casablanca”. Nel periodo spagnolo fa anche famiglia, con un marito, “lettore accanito”, che lavora come socio di un’azienda informatica e un figlio, Federico, che oggi ha 18 anni.
La spinta ad andare all’estero, il suo considerare sempre tutto molto stretto, il bisogno di vedere e conoscere il nuovo. “La connessione tra Iir e me, era il mio desiderio di crescere e affinare la capacità di seguire le aziende in modo professionale”. La mission della società era accompagnarle nella loro evoluzione e sviluppo, sia con eventi che con attività di formazione, tenendo il passo di un mercato in veloce mutamento. “Iir è stata la prima società a mettere a punto un modello di conferenze dove uomini e donne del middle management si incontrano per conoscere e aggiornarsi sulle tematiche nuove che il mercato richiede. Con processi di formazione molto specializzata. Ora ne parliamo come di una cosa scontata, in quel momento non lo era”.
Iir ha aperto le sue sedi in giro per il mondo e come tutte le multinazionali, ha cominciato a comprare altre aziende, soprattutto americane. La società è diventata sempre più grande, ha acquisito fiere e ha iniziato a fare formazione per le aziende con certificazioni di diverse università. In trenta anni, 70 mila sono stati i partecipanti, 20 mila le aziende e 10 mila i docenti. Nel 2005 è stata acquisita da un grande gruppo inglese quotato in borsa, Informa group Plc, che si occupa di eventi, di fiere, di editoria. “Con Informa – racconta l’imprenditrice – ero general manager dei paesi dove ho aperto gli uffici”. Finché quattro anni fa Informa ha deciso di prendere una strada diversa, cioè di focalizzarsi su un mercato più internazionale di lingua inglese.
“Io credevo nel mercato di Italia e Spagna e nel 2013 ho rilevato la società. Da quest’anno l’abbiamo ribattezzata Ikn Italy, mantenendo il brand in inglese perché comunque abbiamo una storia internazionale e valori che rimangono fermi nella nostra cultura, ma riadattati”.
Ikn Italy ha 35 addetti in Italia e 40 in Spagna. Francesca Cattoglio è amministratrice e socio unico della srl. Nel 2016 ha fatturato in totale tra le due realtà, 7 milioni di euro. “Le nostre tematiche si rinnovano ogni anno – spiega l’imprenditrice -, il mio ruolo è portare il cambiamento nelle aziende -. Ora bisogna formare il middle management nel digital, l’evoluzione dell’industria segue in gran parte le tematiche giapponesi. Adesso si parla di neuro leadership, neuro vendita e di Pnl, programmazione neuro linguistica. Dobbiamo offrire contenuti molto selettivi di cui le imprese hanno bisogno a livello pratico per guardare al futuro. C’è un discorso di generazione molto forte, senior con esperienza e giovani digital, dieci anni fa non era così. Sono le persone che portano al cambiamento e devono aggiornarsi per fare crescere l’impresa. La mia mission riguarda lo sviluppo professionale nei settori farma, energia, community, assicurazioni, retail, che hanno necessità continua della digitalizzazione. Dedichiamo molto tempo a parlare con le aziende per individuare i loro bisogni. E troviamo anche persone di talento. Forniamo una formazione personalizzata; si rivolge a noi chi vuole ampliare le conoscenze o deve risolvere dei problemi”.
Ai ragazzi tra i 25 e 30 anni che lavorano con lei, Francesca Cattoglio raccomanda di ‘fare fatica’, li sprona a rintracciare e sfruttare le opportunità lavorative aziendali per realizzarsi. “Adesso mi trovo nell’età di poter essere utile agli altri, sono molto esigente prima di tutto con me stessa. Non mi considero una persona socievole, anzi, talvolta sono scorbutica. Non amo parlare in pubblico, eppure il mio lavoro lo richiede di continuo. Non so quanti corsi ho seguito e ho ancora delle difficoltà, perché fatico a relazionarmi. Ho sempre cercato maestri, guardando i miei responsabili chairman mi sono sempre posta la stessa domanda: cosa ha lui che io non ho? Ho lavorato tanto su me stessa, non ho memoria, ma agendo sulla creatività e sul pensiero laterale studiato da Edward De Bono, ecco, lì non avevo concorrenti. Ho portato a Madrid e Lisbona Daniel Goleman, studioso dell’intelligenza emotiva, per dei corsi di formazione individuale. Siamo sempre alla ricerca di società o persone che stanno portando avanti tematiche nuove”.
Oggi che la sua base è Milano, dice: “Il mio paese è la Spagna, la mia terra è l’Italia. Il cuore ce l’ho qua. Qui mi sento compiuta. Ho fatto tante cose che desideravo, sono una persona pratica, non riesco a studiare sui libri, preferisco imparare dalle esperienze degli altri, mi appassionano le biografie”. Quando è andata in Angola, dopo la guerra civile di trenta anni che l’aveva chiusa al mondo, ha visto la grande differenza tra chi è molto ricco e chi è terribilmente povero. La sua missione in Africa era cercare di formare le persone. Ha aiutato tanti ad andare a studiare in Gran Bretagna, ha messo un pc in mano ai ragazzi. Stessa cosa in Messico, Colombia, Mozambico.
“L’unico paese dove vado ancora è il Messico. Ora che sono tornata, comincia il mio viaggio in Italia, ho la lista delle città che non mi ricordo, voglio rivedere tutto con altri occhi. Anche il cibo. Da quando sono qui bevo solo il chinotto perché all’estero non si trova, mangio certi ravioli, la famosa spuma, vado alla ricerca di piatti che altrove non ci sono. Mi regalo spesso un’opera lirica alla Scala. Ripercorro esperienze dimenticate. Ora voglio vedere la Napoli sotterranea”.
Patrizia Capua, Repubblica.it