Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, scatta il conto alla rovescia per l’entrata in vigore dei decreti che fissano l’adozione obbligatoria per riso e pasta. “Una buona notizia che segue l’impegno di Coldiretti e permetterà ai consumatori, finalmente, di conoscere l’origine di due materie prime tra le più presenti sulla mensa degli italiani” commenta Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella che ha delega regionale per il settore riso.
I decreti prevedono, a partire dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, una fase di 180 giorni per l’adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento delle etichette e confezioni già prodotte e quindi entro il 16 febbraio per il riso e il 17 febbraio per la pasta non ci saranno più vecchie etichette fuorvianti sul mercato.
“E’ un provvedimento importantissimo per i nostri risicoltori, – fanno sapere da Coldiretti – penalizzati da una situazione di mercato molto pesante e negativa, su cui si ripercuotono le problematiche dovute alla concorrenza internazionale e ai massicci quantitativi di prodotto a dazio zero che arriva dall’estremo oriente”.
Ne ha parlato anche il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, al Meeting di Rimini: “L’etichetta di origine obbligatoria che permette di conoscere l’origine del grano impiegato nella pasta e del riso mette fine all’inganno dei prodotti importati spacciati per Made in Italy e risponde alle esigenze di oltre il 96% degli italiani che chiedono venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine degli alimenti secondo la consultazione on line del Ministero delle Politiche Agricole”.
Un pacco di riso su quattro è fatto con materia prima straniero senza indicazione in etichetta. L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, “ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali e con esse il lavoro e l’economia del vero Made in Italy. – precisa Moncalvo – In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti”.
Con l’arrivo dell’etichettatura di origine obbligatoria anche per la pasta e per il riso si realizza quindi un passo determinante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui però circa 1/3 della spesa degli italiani resta anonima. Occorre ora estendere la norma alle altre produzioni simbolo del Made in Italy come i succhi di frutta: va altresì sottolineato “il grave stato di crisi del settore di pesche e nettarine, prodotte nelle nostre province soprattutto nell’areale tra Borgo d’Ale e Cigliano che soffrono una situazione di mercato dove i prezzi sono crollati, non solo a causa dell’embargo russo ma anche per la crisi internazionale”.
“Di fronte all’atteggiamento incerto e contraddittorio dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’etichetta per la carne fresca ma non per quella trasformata in salumi, per il miele ma non per il riso, per il pesce ma non per il grano nella pasta, per la frutta fresca ma non per i succhi, l’Italia che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie – conclude Dellarole – anche con un profonda revisione delle norme sul codice doganale nel settore agroalimentare, che pretendono paradossalmente di chiamare addirittura farina italiana quella ottenuta dal grano straniero macinato in Italia”.
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