(di Cesare Lanza per LaVerità) Tutti i giornali, o quasi, si mostrano indignati per l’uccisione dell’orsa in Trentino. Io mi sono commosso, ho perfino pianto: questo ormai mi succede alla mia età e ho l’obbligo di ammetterlo, senza falso pudore. Ma ciò che mi indigna e mi spaventa è l’ennesima conferma che ormai viviamo in una società sempre più crudele, insensibile e, ahimè, stupida. Come potevamo sperare che quella bella orsa, madre esemplare di cuccioli che voleva solo difendere, potesse essere salvata? Qualche giorno fa in Inghilterra è stato giustiziato un bambino, «colpevole» di essere afflitto da una malattia inguaribile. È impressionante la crudeltà con cui vengono prese terribili decisioni, ma temo che ancor più inquietante sia l’incredibile inconsapevolezza che esistevano alternative. A quel bambino poteva essere lasciata una speranza: grazie alla generosità delle donazioni e alla disponibilità di vari ospedali neanche una sterlina sarebbe costata alle finanze inglesi. Macché, nessuna pietà: i giudici hanno deciso di sopprimere una vita innocente. Sono un infelice agnostico, ma vorrei aggiungere che spero che Dio, se c’è, saprà giudicare. Quanto all’orsa, non si poteva sedare, o non le si poteva dare un territorio più ampio e sicuro? Macché, si è superato il limite di accettabili contraddizioni. Gli orsi si stavano estinguendo, li hanno acquistati all’estero; ovviamente si sono riprodotti e si è detto che erano troppi. Cosa fare? Ucciderne uno, intanto, è stato il provvedimento più semplice, chissà cosa toccherà agli altri. Per quel poco che posso, do la mia solidarietà a chi difende gli animali. Che sono molto più corretti e ammirevoli, spesso, di noi umani.
L’orsa uccisa è il simbolo della crudeltà umana
