Soil Day a Milano con Legambiente, Inu, Politecnico di Milano
Una superficie vasta quanto l’intera Pianura Padana. Sono i 3,2 milioni di ettari destinati al 2050, secondo le previsioni del Jrc (Centro comune di Ricerca della Commissione europea), alla cementificazione con una perdita a carico prima di tutto dei seminativi, di cui si prevede un calo di ben 11 milioni di ettari. Questo, nonostante l’Ue abbia definito con una road map un obiettivo ‘zero consumo di suolo‘ entro quella stessa data. Sono i dati presentati in occasione del Soil Day a Milano con Crcs (Centro di Ricerche sul Consumo di Suolo di Inu, Legambiente e Politecnico di Milano) e Ispra che hanno illustrato tre rapporti sul consumo di suolo in Lombardia, a livello nazionale ed europeo.
“In Lombardia, la Regione italiana che ha consumato più suolo, il fenomeno procede, anche se rallentato – sottolinea Legambiente in una nota – dal 2012 al 2015 sono infatti scomparsi quasi 1000 ettari di suolo regionale all’anno, coperti da urbanizzazioni e strade. Una perdita che danneggia in primo luogo l’agricoltura, che ha visto perdere ogni anno 2500 ettari per l’effetto combinato di urbanizzazione e abbandono. Se l’abbandono riguarda suoli marginali e poco fertili, le urbanizzazioni cancellano suoli di alto valore produttivo, colpendo al cuore il patrimonio agricolo lombardo”.
Ancora. “L’ultima revisione di Dusaf, il database di Regione Lombardia che misura i cambiamenti d’uso del suolo, colloca al 15% la quota di territorio regionale urbanizzato (era il 12,6% nel 1999), per oltre 349.000 ettari, come dire le province di Pavia e Lodi messe insieme, oggi coperti da edifici e infrastrutture – si legge – Allo stesso tempo le terre agricole sono calate, dal 1999, dal 45% al 43% delle superfici regionali. Complessivamente il suolo continua a scomparire, anche se a ritmi contenuti: prima della crisi, dal 1999 al 2007, i dati indicavano infatti consumi di suolo annui più che tripli rispetto al dato attuale”.
“Ciò che non funziona sono le definizioni di cosa debba essere il consumo di suolo: in assenza di norme di riferimento, ogni Regione ha interpretato questo concetto a modo suo, e sempre dichiarando già ‘consumati’ suoli che allo stato non lo sono, perché gravati da previsioni urbanistiche non realizzate”, dichiara Andrea Arcidiacono, docente del Politecnico di Milano e vicepresidente di Inu.
E l’Italia? “Anche in Italia da oltre 400 giorni la legge sul suolo è parcheggiata al Senato: eppure è ormai chiaro che fermare il dilagare delle urbanizzazioni è indispensabile per far partire l’economia della rigenerazione del tanto patrimonio urbano già esistente ma sottoutilizzato e comunque bisognoso di rivitalizzazione”, denuncia Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.
Ma consumo e degrado del suolo non sono mali esclusivi della penisola italiana. In particolare, le proiezioni di consumo di suolo nella Ue a 28 al 2050 (elaborazione rapporto Crcs su dati Jrc) stimano: tessuto urbano, residenziale e industriale + 3.253.000 ha; colture alimentari e zootecniche – 10.770.000 ha; foreste – 5.050.000 ha; altri suoli naturali – 961.800 ha.
“Sul suolo l’Europa rischia di pagare un conto molto salato alla propria inerzia – dichiara Damiano Di Simine, promotore della petizione europea People4soil – la mancanza di una direttiva impedisce di sviluppare strategie efficaci e vincolanti per gli Stati membri: in quasi tutti i Paesi manca infatti una disciplina per contenere il consumo e il degrado del suolo e, dove le leggi esistono, i criteri adottati sono discrezionali e non consentono di sviluppare efficaci sistemi di monitoraggio e controllo delle trasformazioni: per questo chiediamo ai cittadini di prendere l’iniziativa di sollecitare la politica europea, con la petizione europea People4soil che, in Italia, può essere firmata sul sito www.salvailsuolo.it”.