L’Uefa ha accettato l’offerta del broadcaster satellitare italiano
per il triennio 2018-2021
Per i diritti tv messi sul piatto 270 milioni di euro l’anno
I diritti tv della Champions league e dell’Europa league 2018-2021 andranno a Sky Italia. E il fatto che l’Uefa abbia accettato l’offerta in tempi così brevi, poco più di 48 ore (le buste potevano arrivare fino alle ore 10 di lunedì 12 giugno), lascia intendere che l’offerta è di quelle che danno al venditore piena soddisfazione.
La comunicazione ufficiale sull’aggiudicazione è arrivata ieri da Sky, senza tuttavia fare menzione delle cifre. Ma sul mercato corre voce che per vincere la gara il gruppo Sky Italia abbia messo sul piatto qualcosa come 270 milioni di euro all’anno (250 milioni per la Champions, 20 mln per l’Europa league), più di quello che Mediaset Premium aveva pagato per il triennio 2015-2018, ovvero quei 220 milioni annui che all’epoca già erano stati giudicati una cifra monstre.
D’altronde, ragionando pure con logiche di gruppo paneuropeo, Sky aveva perso l’asta Champions nel Regno Unito, risparmiando un bel tesoretto che ha poi deciso di riversare su altri mercati. Quello tedesco, dove si è aggiudicata i diritti Champions 2018-2021 trovando un accordo con Perform (che li conserverà per lo streaming online) dopo due mesi di trattative, e quello italiano. Sky Italia, aggiudicandosi i diritti tv Champions 2018-2021, non ha alcun obbligo di mostrare in chiaro le partite (solo la semifinale, se gioca una squadra italiana, e la finale, a prescindere). Tuttavia l’Uefa è solita fare pressioni per ottenere una visibilità ulteriore. E, perlomeno al momento, non ci sarebbe alcuna intesa con la Rai per mostrare, free to air, l’incontro del mercoledì di una squadra italiana. Anzi. Sky, replicando il modello di Mediaset (che nel triennio 2015-2018 si è tenuto tutto in esclusiva pay e free), avrebbe voglia di valorizzare Tv8, andando a concorrere più ferocemente con Mediaset anche nel mercato della pubblicità dei canali generalisti.
Certo, la formula della Champions 2018-2021 è molto più appetibile della precedente, con quattro squadre italiane presenti direttamente nei gironi. Insomma, nei soli turni di girone, 24 partite di Champions con squadre italiane (e tante nel periodo settembre-ottobre, ovvero uno dei momenti clou per le campagne di abbonamento alla pay tv), rispetto alle 12 cui ci si è abituati negli ultimi anni, nei quali ai gironi arrivavano sempre solo due squadre italiane, con la terza regolarmente eliminata ai preliminari. Normale, quindi, che si arrivi a pagarla di più del triennio precedente. E, va detto, anche sfortunata Mediaset a incocciare uno dei periodi più neri per i club italiani in Champions, soprattutto per l’assenza di team con molti tifosi come Inter e Milan.
Il Biscione, comunque, ha presentato alla Uefa un’offerta per i diritti della Champions per il triennio 2018-2021. Un’offerta giudicata dalla stessa Mediaset, «importante ma razionale e la partecipazione dimostra che l’azienda non ha alcuna volontà di far saltare le aste per il calcio in tv».
Tuttavia resta lo sforzo importante fatto da Sky Italia, nonostante avesse avuto la controprova, nel triennio 2015-2018 targato Mediaset, di quanto poco la presenza della Champions influenzasse i clienti italiani nel decidere se sottoscrivere o meno un abbonamento in pay tv. Uno sforzo fatto sia perché una offerta qualitativa come quella di Sky non poteva restare senza gli appuntamenti calcistici più prestigiosi della stagione; sia perché, portandogli via la Champions, Sky getta le basi per un addio allo sport di Mediaset Premium, evento che porrà il broadcaster satellitare nella condizione di quasi monopolista sia sul mercato della pay tv, sia nelle prossime aste sui diritti tv.
«Siamo molto felici di questo risultato. Il nuovo format sviluppato dalla Uefa ci consentirà di portare ai nostri abbonati un prodotto rivoluzionario per il calcio europeo in Italia», ha affermato l’amministratore delegato di Sky Italia Andrea Zappia. «Per la prima volta la Uefa Champions League e la Uefa Europa League saranno insieme in un’esclusiva offerta integrata, che permetterà agli appassionati di seguire fino a 7 squadre italiane, mai così tante prima d’ora, impegnate nelle sfide con i migliori club europei. Due tornei con oltre 340 partite entusiasmanti, nei migliori stadi continentali, con i più grandi calciatori del pianeta. Continueremo a fare innovazione, trasmettendo le partite più importanti anche in 4K Hdr. Quest’offerta senza precedenti rafforza la posizione di Sky come leader della programmazione sportiva in Italia ed è anche un altro passo importante di sostegno al calcio italiano, un impegno che continuerà a vederci protagonisti anche nel futuro bando sui diritti della Serie A».
L’asta della Champions, comunque, dimostra che anche in uno scenario bloccato come quello italiano, gli sforzi si fanno quando in palio ci sono esclusive vere e prodotti televisivi appetibili. E con rilanci del +20% da un triennio all’altro, nel corso degli ultimi anni.
La Serie A, invece, che per mille motivi deve avere paletti da «servizio pubblico» a disposizione della platea più vasta possibile, è un prodotto meno interessante televisivamente, non offre vere esclusive nelle aste per i diritti tv, da molti anni non cresce e gira attorno alla cifra del miliardo di euro all’anno, e, nell’ultima asta annullata, addirittura, non è stata in grado di raccogliere oltre 500 mln di euro dai broadcaster.
Ora Mediaset Premium avrà ancora un anno di pieno lavoro fino al giugno 2018, con tutta la Champions in esclusiva e le gare dei migliori otto club di Serie A.
Poi, possibilmente insieme con Vivendi, dovrà decidere il da farsi per la sua avventura in pay tv.
Piccola notazione finale: sia nella gara per i diritti Champions, sia in quella per la Serie A (fatta eccezione per la modesta offerta fatta da Perform) non vi è traccia di nuovi soggetti, broadcaster tradizionali o Ott, in grado di dare una vera smossa al mercato: ci sono sempre e solo Sky e Mediaset; i vari Fox, Discovery o Vivendi stanno a guardare; mentre gli Amazon, i Google, i Facebook o i telefonici, per ora, si tengono bene alla larga.
Claudio Plazzotta, Italia Oggi