Occorre scegliere se tutelare i 38,5 milioni di contribuenti italiani o proteggere i 12.500 dipendenti dell’Alitalia. I costi che il contribuente ha dovuto subire per Alitalia ammontano a 7,4 miliardi di euro. Lo scorso anno Alitalia ha avuto un “buco” di 400 milioni, quest’anno viaggia con 1,5 milioni al giorno e non si vede la fine del pozzo.
Nel 2008 il governo Berlusconi per consentire “l’italianità dell’Alitalia”, addossò al contribuente le perdite della compagnia; parte dei dipendenti fu messa in cassa integrazione e mobilità fino a 9 anni (!), con trattamento economico, per il personale navigante, arrivato all’80% dello stipendio, percentuale sostanzialmente pagata con la tassa sui biglietti aerei, cioe’ da noi. Si vuole replicare?
Alcune compagnie aeree si sono integrate: British Airways ha assorbito Iberia; Lufthansa ha inglobato Swissair, Sabena e Austrian; Air France ha assimilato Klm. L’Alitalia e’ rimasta con il cerino in mano, neanche più “compagnia di bandiera”, visto che è partecipata al 49% da Etihad (Emirati Arabi Uniti) e per il restante da CAI.
Insomma, chi propone di nazionalizzare l’Alitalia vuole rifilare al contribuente l’ennesimo bidone. Attenzione ai bidonisti!
Primo Mastrantoni, segretario Aduc