Consoli cercava un contatto con Renzi attraverso Boschi senior

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Veneto Banca, la riforma delle popolari, il caso Etruria e la ricerca di un incontro con il premier nelle telefonate del direttore generale: «Chiamo Pierluigi e vedo se me lo fissa direttamente»

Veneto Banca, Consoli cercava un contatto con il premier Matteo Renzi attraverso Pierluigi Boschi. Spunta un retroscena, da collocare nel tempo subito all’indomani della riforma delle popolari di fine gennaio 2015, nel mare di documenti e intercettazioni agli atti dell’inchiesta su Veneto Banca della Procura di Roma, che vede tra gli indagati lo storico manager di Montebelluna insieme all’ex presidente Flavio Trinca e ad altri 13 tra amministratori, dirigenti e sindaci. Atti il cui valore è tutto da vedere sul piano penale, ma significativi per ricostruire lo spaccato di governo della banca dopo l’assemblea dell’aprile 2014, quella della rivolta contro Banca d’Italia che sulla scia dell’ispezione dell’anno prima aveva dimissionato ruvidamente il cda di Trinca, senza mai digerire il rimanere di Consoli da direttore generale. Alla presidenza c’è ora Francesco Favotto, ma l’economista fatica a far marciare il nuovo corso, in tandem con il suo vice, l’ex presidente degli Industriali di Treviso, Alessandro Vardanega, di fronte ad un cda in gran parte schierato con Consoli.
E certo in questa prima fase, con l’inchiesta penale che deve ancora esplodere, il manager appare in sella. La banca in qualche modo ha passato gli stress test Bce dell’anno prima e i problemi li ha semmai Popolare di Vicenza, che con gli stress test passati per il rotto della cuffia ha mostrato una fragilità sospetta. Per Consoli c’è il nuovo piano industriale da mandar avanti, il risiko delle fusioni appena iniziato e la svolta del nuovo decreto con cui il governo Renzi, a fine gennaio, costringe le grandi popolari a trasformarsi in spa. La situazione è fluida, i contatti informali in Bankitalia aperti, in una situazione che gli investigatori della Finanza definiscono a loro modo, nella richiesta di proroga delle intercettazioni di febbraio 2015, di «pericolose attiguità con ambienti deputati ai controlli, soprattutto Banca d’Italia».
Consoli è sul pezzo delle fusioni. Specie con Vicenza, dove l’improvvisa debolezza dei cugini apre nuovi orizzonti. «Samuele vuole avere un rapporto con te, perché pensa che tu e lui siate quelli che possano fare una strategia, mentre ritiene che il suo e il tuo presidente (Favotto a Montebelluna, Gianni Zonin a Vicenza, ndr) siano ormai fuori dai giochi », gli dice un interlocutore che la Finanza che intercetta identifica in Roberto Ruozi, il docente presidente di Palladio Finanziaria che è stato anche in Banca Intermobiliare. Fusioni, intrecciate alla riforma delle popolari. E con il caso di Banca Etruria, commissariata il successivo 11 febbraio. C’è traccia anche di questo nella telefonata del 3 febbraio tra Consoli «ed un esponente di Banca d’Italia, tale Vincenzo», scrivono gli investigatori.
È lì che si parla della necessità di trovare un contatto con Renzi, attraverso Pierluigi Boschi, vicepresidente di Etruria, padre del ministro Maria Elena. Ma pare balenare anche un progetto di salvataggio di Etruria, in cui Veneto Banca pare disposta ad entrare, chissà se magari anche in funzione di avvicinare Renzi, mentre Bpvi è più fredda. Temi per altro che in banca non risultano mai rimbalzati in concreto. «Venditela in qualche modo – dice a Consoli l’uomo di Bankitalia – fai sapere a chi di dovere che sei pronto domani mattina, tanto poi se non si fa è perché non vuole Vicenza». Consoli chiede se è Roma a cui si tratta di farlo sapere. La risposta punta ad un’altra direzione: si tratta «di farlo sapere a Matteo», che i finanzieri identificano in Renzi «dal prosieguo della conversazione». «Perché quello è vendicativo e che questa cosa gli sfugga lo farà inc… da morire. Tu quando gliel’hai detto a Pierluigi l’ha saputo lui. Lui e la figlia lo sanno parlando con lui… Io gli ho proposto: tu fai chiamare da chi di dovere i due esponenti delle banche venete e chiedi di fare un incontro». «Io ho chiesto a diverse persone di farmi incontrare Renzi – dice Consoli – , però non riesco ». «Chiedilo tramite lui, perché lui sta in presa diretta ».
«Io chiamo Pierluigi e vedo se mi fissa un incontro, anziché con la figlia, direttamente col premier», chiude il direttore generale di Veneto Banca. La telefonata tra Consoli e «l’uomo dal forte accento toscano, potrebbe trattarsi di Pierluigi Boschi, di Banca dell’Etruria », scrivono gli investigatori è di un’ora e mezza dopo. Consoli gli chiede «novità sul nostro fronte». «È stato fatto un passaggio sulla capitale – è la risposta .- ma per mettersi insieme occorre un aumento di capitale garantito dal consorzio, altrimenti la Bce non dà l’ok» Consoli replica che vedrà a breve Vicenza: «Se ci fosse un una lettera di intenti, un tavolo che si apre…». Chiede se deve affrontare l’argomento. «Domani in serata se ne parla – è la replica – . Io ne parlo col presidente domani e ci si sente in serata». Poi la preghiera finale di Consoli, scrivono i finanzieri «di far presente al presidente Renzi la propria disponibilità ad un incontro». La risposta è che la chiamata avverrà l’indomani. Con un presagio fosco sul futuro, che arriva da Boschi: «Io non vorrei che loro sapessero cose su voi altri due e me… Perché loro dicono che lassù non ce la si fa a passarla».

Corriere del Veneto