“Corri, uomo, corri”. Non è solo il titolo di un vecchio film con Tomas Milian, ma un imperativo per la salute. Se volete campare più a lungo, infilate le scarpette giuste, indossate pantaloncini e maglietta e iniziate a correre. Chi imparerà a farlo con regolarità, anche senza arrivare agli eccessi di Forrest Gump nel suo lungo giro degli Stati Uniti, potrebbe vivere anche tre anni in più rispetto a un coetaneo sedentario. Probabilmente non esistono “ricette” così convenienti per vivere più a lungo, considerando che per ogni ora di corsa se ne guadagnano sette di vita. Questo almeno è il risultato dello studio pubblicato su “Progress in Cardiovascular Diseases”, che ha analizzato i dati raccolti in una ricerca condotta all’Istituto Cooper di Dallas ed è stato ripreso dal New York Times. Secondo l’indagine, anche meno di cinque minuti di corsa al giorno sarebbero sufficienti per ottenere risultati in termini di incremento della sopravvivenza. Ciò che più colpisce è che non si dovrebbe pensare di sostituire la corsa intensa con altre attività in palestra o sulle due ruote. Solo il classico “runner” può aspettarsi di avere questi risultati, che non sarebbero garantiti per chi consuma energie con altri mezzi, compresi il nuoto e la bicicletta. Addirittura i benefici del running sarebbero presenti anche in chi è sovrappeso, non rinnega gli alcolici e fuma, pur se gli sforzi vanno modulati caso per caso.
Lo studio, pur se pubblicato su una rivista non di primissimo piano nel panorama scientifico, è ad ampio raggio avendo preso in considerazione un campione di 55.137 adulti di età compresa tra i 18 e i 100 anni, tra i quali il 24% circa di runners. Nel corso di 15 anni di osservazione, ci sono stati 3.413 decessi per cause varie e 1.217 per problemi cardiovascolari. I runner hanno avuto un 30% in meno di decessi per cause varie, e un 45% in meno per cause cardiovascolari, con 3 anni in più di aspettativa di vita.
«La ricerca riconsidera dati già emersi focalizzandoli sulla corsa che è l’attività più praticata, ma ogni forma di movimento è valida in chiave preventiva – spiega Michelangelo Giampietro, specialista in Medicina dello Sport a Roma – ovviamente occorre parlare più in generale di attività fisica regolare, ma è vero che la corsa affatica di più l’organismo e quindi è maggiormente “allenante” rispetto ad altre forme di movimento, soprattutto se consideriamo il tempo dello sforzo. In questo senso può essere paragonata come effetti solo allo sci di fondo».
Secondo Duck-Chul Lee, uno degli autori dello studio che lavora come docente di chinesiologia all’Università dell’Iowa, il modello matematico utilizzato consente di valutare i vantaggi della corsa, che non si ottengono certo con la classica passeggiata. La corsa, a prescindere dal ritmo e dalla distanza percorsa (mai esagerare…) porta a una riduzione del rischio di morte prematura anche fino al 40%, con un beneficio rilevato anche in chi aveva cattive abitudini (fumo o consumo elevato di alcolici), soffriva di ipertensione o era in sovrappeso. Con due ore di corsa la settimana, media osservata nello studio, ogni persona passerebbe circa sei mesi sulle scarpette in 40 anni, arrivando ad aumentare la propria aspettativa di vita di circa tre anni. «Il beneficio cresce con l’aumentare dell’intensità e la durata dello sforzo, ma se si esagera il rischio per cuore e vasi, pur se di poco, tende a risalire» avverte Giampietro.
Il Secolo XIX