Gli advisor di Iss bocciano il ritorno degli incentivi al management di San Donato: «Se l’ad non fosse confermato nel 2020 potrebbe ricevere incentivi nel secondo e terzo ciclo per gli obiettivi raggiunti dopo la sua uscita»
Scontro dietro le quinte tra l’Eni e Iss, leader globale nella consulenza agli investitori istituzionali sul voto nelle assemblee che ha suggerito i suoi clienti di votare contro il piano di incentivi azionari a lungo termine per i vertici. Il pacchetto di stock option proposto dall’azienda ammonta a un valore di Borsa di circa 165 milioni di euro e verrà presentato domani ai soci in assemblea. In generale, Iss non è contrario al lavoro fatto negli ultimi sei mesi dal comitato di remunerazione interno al cda della major italiana (ha infatti consigliato di votare a favore delle politiche di remunerazione) ma non è d’accordo sulle caratteristiche tecniche con cui il piano triennale di incentivo variabile è stato articolato.
Due sono i criteri, contenuti in una breve nota fatta circolare tra i grandi fondi negli ultimi giorni, per votare contro il piano di incentivi. Il primo è che, poiché il piano eroga azioni Eni gratis a cicli triennali in base a due tipi di performance misurate contro i 10 principali concorrenti dell’Eni (rendimento dell’azione e del dividendo e valore attuale delle riserve di idrocarburi) a partire dal 2018, c’è il problema che “se l’ad non fosse confermato nel 2020 (alla sua prossima scadenza di mandato, ndr) potrebbe ricevere incentivi nel secondo e terzo ciclo per gli obiettivi raggiunti dopo la sua uscita”. Il secondo motivo di criticità è che “i due criteri di performance utilizzati sono indipendenti tra loro, quindi si potrebbero avere incentivi anche se uno dei due non viene raggiunto”. L’Eni raduna nell’assemblea annuale in media il 60% del suo capitale, quindi basterebbe il voto della Cdp e del Tesoro (30%) ad approvare il piano a maggioranza. Ma i voti contro di qualche fondo non sarebbero un bell’avvio di secondo mandato triennale bis per l’ad Claudio Descalzi. Che l’anno scorso, senza bisogno di incentivi in azioni, ha guadagnato 3,78 milioni. Gli investitori istituzionali hanno oltre il 56% del capitale dell’Eni.
L’azienda dell’energia non ha commentato la notizia, ma si dice che stia contattando diversi tra i maggiori investitori e sia fiduciosa che lo schema di remunerazione e incentivo dell’alta dirigenza sarà compreso e approvato dalla maggior parte degli investitori istituzionali chiamati a votarlo tra poche ore.
La Repubblica