«Entro l’anno rete superveloce per 2,2 milioni di famiglie»

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Ibarra (Wind Tre): la tecnologia un’occasione per la ragnatela di pmi. Serve un piano Marshall della scuola italiana che faccia emergere le migliori energie per l’innovazione

«L’occasione è da non perdere. Per il Paese e per le aziende. I cittadini, ma soprattutto la grande ragnatela di piccole e medie imprese, possono superare gli ostacoli dovuti a dimensione e vincoli burocratici grazie alle enormi potenzialità della tecnologia». Maximo Ibarra è un entusiasta. Classe 1968, amministratore delegato di Wind Tre, nata dalla fusione dei due operatori di telecomunicazioni, nella tecnologia ci è, di fatto, nato. Di padre colombiano e madre italiana, dopo gli studi in economia alla Sapienza e un MBA, ha iniziato a lavorare in Tim, poi in Omnitel diventata Vodafone, ed oggi è numero uno della società controllata dalla russa Veon (ex Vimpelcom) e dai cinesi di CK Hutchison, che conta circa 34 milioni di clienti, un italiano su due.
«Certo, servono forti investimenti in formazione e infrastrutture — dice Ibarra —. Ci vorrebbe una sorta di «Piano Marshall» della scuola italiana che, a partire dal merito, riesca a far emergere le migliori energie che possano fare da traino e dare spazio all’innovazione. C’è bisogno di un approccio “multidisciplinare” che spinga i giovani a cogliere il cambiamento in corso, non a subirlo».
La formazione d’accordo, ma abbiamo oggi un problema di reazione a una situazione economica non facile.
«Quando le dicevo della ragnatela delle piccole e medie aziende che hanno a disposizione una grande occasione tecnologica, parlavo proprio di questo. A volte ci meravigliamo di un fenomeno come quello, di questi giorni, del Salone del Mobile di Milano. Si tratta di un fenomeno legato anche alla tecnologia. Anche piccolissime imprese, infatti, grazie al digitale, hanno ora a disposizione una vetrina mondiale che si concretizza fisicamente in mini esposizioni in negozi, location universitarie, semplici stanze trasformate in show room. E lo stesso vale per i cittadini».
In che senso i cittadini?
«In questi mesi si discute moltissimo di tecnologia, in particolare di robot e di innovazione. È chiaro a tutti che il lavoro sta cambiando, ma come avete scritto proprio sul vostro giornale, la soluzione sta nel farsi amica la tecnologia, utilizzandola in maniera intelligente. I giovani, ad esempio, con adeguate skills digitali possono lavorare per le aziende e, soprattutto, costruirne di proprie. C’è un cambio di paradigma, con un ruolo centrale dell’Open Innovation. Basta guardare a quello che avviene negli Usa, dove giovani e start up indicano la strada dell’innovazione alle grandi company, per aiutarle a capire, prima degli altri, le prossime tendenze di mercato. Come vede, formazione ed economia sono interrelate».
D’accordo, ma con i livelli di internet veloce che ci sono in Italia…
«Questo rischia di essere un luogo comune. Non avendo avuto le tv via cavo siamo stati un po’ in ritardo. Ma stiamo recuperando…».
Ma viaggiamo sempre in salita…
«Non direi. Per quanto riguarda Wind Tre copriamo il 70% della popolazione con l’Adsl. Grazie alla collaborazione con Open Fiber stiamo sviluppando la rete in Fiber To The Home, l’unica in grado di garantire un vero salto di qualità per velocità e stabilità. Marciamo velocemente per connettere la maggior parte delle famiglie italiane. Quattro città, Milano, Torino, Bologna e Perugia sono già coperte. Entro fine anno, saranno 2,2 milioni le famiglie che avranno a disposizione l’internet superveloce e 3,8 milioni a fine 2018. Sul mobile, inoltre, Wind Tre avrà presto un unico network con 21 mila impianti di trasmissione 4g».
Volete produrre anche contenuti?
«No. Ma vogliamo sicuramente stringere una forte alleanza con chi questi contenuti sa farli».
Mediaset? La Rai? La 7 o chi?
«Nomi, in questo momento, preferisco non farne».
Quindi non parteciperete ad aste per i diritti del calcio?
«No».
Ma a quelle per le frequenze 5g?
«Certamente si. Siamo in attesa di comprendere meglio tempi e condizioni. Speriamo non si tratti della tradizionale gara dove l’obiettivo sia soltanto quello di chiedere agli operatori risorse ingenti e che, soprattutto, le frequenze siano già libere e utilizzabili».
Wind Tre è una joint venture paritetica con due soci singolari come un russo e un cinese…
«Questa è molto di più di una joint venture. Siamo di fronte a una significativa operazione industriale dove i due azionisti hanno stessi obiettivi e stessa agenda: far crescere Wind Tre sul mercato e aumentarne significativamente la redditività, per distribuire importanti dividendi nel lungo termine».
Magari vi vogliono quotare…
«Decideranno gli azionisti. Personalmente credo possa essere un’opzione da percorrere in futuro».
Un’unica azienda dunque ma con marchi separati…
«Sì, ci sono due brand, forti ma complementari che lavoreranno su segmenti di mercato diversi. Wind orientato alle famiglie e alla convergenza fisso-mobile, Tre concentrato sui millennials, sul mobile e sulla digital innovation. Per le aziende, Wind Tre, invece, avrà un unico marchio».
Tutto questo mentre la francese Iliad, si prepara a entrare in Italia con un’offerta low cost e Tim lancia Kena.
«Sinceramente non credo sia semplice, puntando solo sugli sconti, affermarsi in Italia dove i prezzi sono, da tempo, particolarmente competitivi rispetto a quelli in vigore nel resto d’Europa. E mi auguro, anche, che i nostri competitor non riaccendano nessuna guerra dei prezzi».

Il Corriere della Sera