di Cesare Lanza
Scommettiamo che non è facilmente spiegabile il motivo per cui papa Francesco parla tanto spesso con il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari? Non ci capisco nulla e spiegherò, rispettosamente, perché; Comprendo Scalfari: vanitoso come tutti, non gli par vero di poter discettare con il Pontefice, offrendosi nella veste inedita (e improbabile) di studioso delle religioni e dei misteri della fede. E, dichiarandosi puntualmente non credente, non perde occasione per ricordare ai suoi lettori laici in grande maggioranza – il rapporto confidenziale che ha costruito con il Santo Padre. Questa – se mi è consentito – è una costante, ripetitiva volgarità e potrebbe, o dovrebbe, indurre Francesco a prendere le distanze. Ma ciò non avviene. Scalfari si coccola Bergoglio – si è spinto a dire che rappresenta una «divina modernità», e Francesco è sempre lì, a portata di mano o di udienza. Pappa e ciccia, dicono a Roma. Come si spiega? Avanzo due ipotesi, scusandomi perché tutte e due sono un po’ impertinenti. Il Papa è stato forse sedotto dalla facondia e dalla scrittura di Scalfari? Non è possibile: equivarrebbe a considerare molto limitata la capacità di discernimento di Sua Santità. Oppure: è forse il Papa (a quel che si sa, ha preso lui l’iniziativa delle bizzarre chiacchierate ! ) a utilizzare un interlocutore come Scalfari per sedurre un pezzo del popolo di non credenti. Mah! Non escludo una bonaria scaltrezza di Francesco, che ha vari precedenti nella storia del papato. Fatto sta che gli agnostici (come me) sono rispettosi ma non facilmente seducibili; e lungo sarebbe l’elenco di interlocutori di più alto livello, rispetto a Scalfari. E allora, qualcuno mi illumina?
di Cesare Lanza, La Verità