La banca ha ceduto a un investitore specializzato un portafoglio di crediti non performing secured per un valore lordo di libro di circa 50 mln di euro a un prezzo pari al 44%. Acquisti sul titolo in borsa
Un altro passo per migliorare la sua qualità dell’attivo. Il Credito Valtellinese ha comunicato questa mattina di aver sottoscritto un accordo per la cessione di un portafoglio di crediti non performing secured per un valore lordo di libro di circa 50 milioni di euro, a fronte di una valorizzazione complessiva del portafoglio pari al 44% circa del valore lordo di libro.
Più nel dettaglio, il portafoglio è costituito da esposizioni creditizie soprattutto verso imprese del settore real estate con sottostante prevalentemente residenziale, classificate come inadempienze probabili o sofferenze. L’acquirente è un investitore specializzato e gli effetti dell’operazione saranno rilevati nel conto economico del 2017.
L’operazione, ha sottolineato la banca, “è coerente con gli obbiettivi del gruppo Creval di dismissione di crediti non performing previsti nell’ambito dell’action plan 2017-2018″. Il mercato premia il titolo in borsa, in rialzo contro corrente dello 0,71% a 3,704 euro. Venerdì scorso però Fitch ha messo il rating del Credito Valtellinese in watch negative.
I rating attuali della banca lombarda sono BB per quanto riguarda il long-term default (Idr) e bb il viability rating (Vr). Fitch ha sottolineato che i risultati finanziari dell’istituto evidenziano un peggioramento considerevole della performance operativa negli ultimi dodici mesi. I risultati preliminari dell’esercizio 2016 hanno, in effetti, mostrato una perdita di 333,1 milioni di euro contro l’utile di 118,3 milioni del 2015 con un margine d’intermediazione in calo del 17,2% a 707,7 milioni, a causa del peggioramento dei profitti da trading (-15,8 milioni).
A questi numeri va aggiunto l’aumento sia dei costi del personale (+17,3% a 346,2 milioni) sia delle rettifiche sui crediti (+11%). Per Banca Imi il Creval ha ancora bisogno di migliorare la sua qualità dell’attivo prima di diventare un candidato credibile per il processo di integrazione. Comunque, la validazione dei modelli Irb potrebbe consentire alla banca di velocizzare il miglioramento sul fronte della qualità dell’attivo, mantenendo il capitale di base sufficientemente solido.
Francesco Gerosa, Milano Finanza