Mediaset e Vivendi ancora in udienza fra sette mesi. Ben Ammar: i patti vanno rispettati. Il giudice dà tempo per mediare sulle accuse di diffamazione
Mediaset e Vivendi saranno di nuovo in tribunale il 24 ottobre prossimo, fra sette mesi, nel frattempo sono chiamate a cercare di raggiungere un accordo extragiudiziale sulle ultime richieste danni reciproche, questa volta per diffamazione. Il giudice dell’ottava sezione civile del tribunale di Milano Vincenzo Perozziello ha infatti fissato per fine ottobre la prossima udienza della causa con cui Mediaset chiede che Vivendi rispetti il contratto di acquisto di Premium firmato ad aprile scorso e così anche i danni per la sua mancata esecuzione (non meno di 1,5 miliardi di euro), una causa che riunisce anche la richiesta di risarcimento di Fininvest per 570 milioni.
Martedì c’è stata la prima udienza che ha mostrato che i tempi non sarebbero stati brevi: Mediaset ha richiesto anche i danni per diffamazione per le affermazioni con cui l’a.d. di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, accusava il Biscione di aver presentato la pay tv in maniera ingannevole (una Ferrari al posto di una Fiat o un ristorante a tre stelle al posto di un McDonald’s), mentre il gruppo francese aveva presentato a sua volta una richiesta per diffamazione per le accuse del management di Cologno Monzese. In questi casi è obbligatorio per legge dare un periodo di tempo alle parti per consentire di trovare una mediazione che permetterebbe di entrare nel merito della causa anziché dover sciogliere prima anche questo nodo.
Le domande di risarcimento però non si fermano qui, perché i legali di Fininvest nella costituzione in giudizio di martedì hanno anche presentato una nuova richiesta legata alla presunta violazione dei patti parasociali collegati al contratto sulla cessione di Premium. I francesi non avrebbero potuto superare nel primo anno la soglia del 3,5% del capitale di Mediaset, mentre con successivi blitz sono saliti a quasi il 30% (e su questo fronte si è aperta anche un’inchiesta penale per aggiotaggio). La difesa di Vivendi, in questo caso, è che non essendosi perfezionato il contratto i patti parasociali sono inesistenti.
La carne al fuoco, insomma, è molta e questi mesi serviranno anche per avere altri responsi, primo fra tutti quello dell’Agcom. L’amministratore delegato di Vivendi sarà ascoltato oggi pomeriggio proprio dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che dovrà accertare se sono state violate le norme del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar) dopo che la società francese, già principale azionista di Telecom Italia, è entrata nel capitale di Mediaset. La prossima settimana, poi, è attesa l’audizione dei manager di Cologno Monzese.
Sull’argomento è intervenuto ieri anche Tarak Ben Ammar a margine del cda di Mediobanca. «Speriamo che l’emotività venga messa da parte, poi i patti vanno rispettati, i contratti vanno rispettati, le regole vanno rispettate», ha detto l’imprenditore franco-tunisino vicino a Berlusconi ma anche nel consiglio di sorveglianza di Vivendi. «La magistratura, Consob e Agcom stanno facendo il loro lavoro, aspettiamo quello che ci dicono. Mi auguro che, poiché Bolloré è un grande imprenditore intelligente e anche Berlusconi lo è, una volta messo da parte chi ha torto e chi ha ragione e anche l’emotività, mi auguro che si torni alla base e lasciamo la guerra alla Siria e all’Iraq».
Ben Ammar, infine, non esclude una possibile alleanza di Mediaset con Telecom sul calcio, anche se ha precisato di non essere a conoscenza di alcuna trattativa.
Il titolo di Mediaset ha chiuso ieri in Borsa in calo dell’1,9% a 3,824 euro.
Andrea Secchi, ItaliaOggi