Stadio della Roma, Lombardi contro il progetto, ma il Movimento: «Pensi al lavoro in Parlamento»

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La deputata grillina attacca il nuovo mega impianto sportivo: «Una speculazione immobiliare». Ma sul blog l’invito ai parlamentari a evitare polemiche: «Gli unici che possono parlare sono gli eletti. A Roma decidono la giunta e i consiglieri»

Il progetto del nuovo stadio della Roma è terreno di scontro interno al Movimento. Dopo le scintille nel summit di maggioranza in Campidoglio, la battaglia tra i «pro» e i «contrari» all’impianto di Tor di Valle vede schierarsi anche i big in Parlamento. Roberta Lombardi deputata Cinquestelle stronca il progetto e, in un post su Facebook, lo definisce senza mezzi termini «speculazione immobiliare». Ma il Blog di Grillo interviene a stretto giro, e in due post scriptum a un intervento di Manlio di Stefano (deputato Cinquestelle) sulla libertà di espressione si legge: «Per le questioni inerenti le amministrazioni guidate dal MoVimento 5 Stelle gli unici titolati a parlare, in nome e per conto del M5S, sono gli eletti. Chiunque altro si esprime solo a titolo personale e come tale devono essere prese le sue dichiarazioni». E ancora più esplicito: «Sullo stadio della Roma decidono la giunta e i consiglieri. I parlamentari pensino al loro lavoro». Un «invito» che, a dir la verità, il blog non aveva indirizzato in precedenza agli altri leader del Movimento Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista che si erano espressi a favore dello stadio: «Si farà, troveremo una soluzione».
«Una grande colata di cemento»
La Lombardi, in sostanza, chiede di «annullare subito la delibera che stabilisce la pubblica utilità» (al lavoro sulla stessa questione anche un gruppo di consiglieri Cinquestelleche ha chiesto il parere agli avvocati del Campidoglio per evitare maxi cause risarcitorie). «Un milione di metri cubi e uno stadio, un solo stadio. Grattacieli, business park, l’equivalente di oltre 200 palazzi in una zona disabitata da secoli. Sapete perché? – scrive Lombardi – Perché è a fortissimo rischio idrogeologico. Se non è questa una grande colata di cemento, allora cos’è?». L’esponente Cinquestelle lo dice «senza mezzi termini: questo non è un progetto per la realizzazione di uno stadio, questo è un piano di speculazione immobiliare che una società statunitense vuole portare avanti ad ogni costo in deroga al nostro piano regolatore, nell’esclusivo interesse di fare profitto sulle nostre spalle. E noi non possiamo permetterlo».
«Il M5s non può permetterlo»
«Per anni i costruttori a Roma hanno fatto così: compravano terreni e poi si accomodavano le destinazioni, rendendole edificabili, grazie alla compiacenza della politica. Ebbene, il M5S questo non può permetterlo. Siamo arrivati al governo della Capitale garantendo che avremmo segnato un punto di discontinuità con il passato. Questo progetto, approvato dall’ex giunta Marino, non è realizzabile. Lo dico da romanista convinta, come sanno molti di voi, ma qui dobbiamo fare tutti uno sforzo in più e capire che si sta parlando della nostra città. Dove siamo cresciuti, dove continueremo a crescere e dove cresceremo i nostri figli. Questa è Roma e io non ci sto a vederla martoriata per soddisfare la volontà di qualche imprenditore. Bisogna annullare subito la delibera che stabilisce la pubblica utilità. Mi auguro che l’amministrazione capitolina faccia la scelta giusta e chieda al proponente di avanzare dunque un nuovo progetto che rispetti la legge e la Capitale», conclude Lombardi.
Raggi: «Il progetto lo abbiamo ereditato»
Sul blog delle Stelle interviene anche la sindaca di Roma che difende la sua amministrazione. «Non abbiamo alcun accordo con la società»: «il progetto di Tor di Valle lo ereditiamo dal sindaco Marino e dalla maggioranza Pd che, nel loro stile, hanno pensato più agli interessi particolari che a quelli generali» scrive Virginia Raggi. Così, racconta, «al nostro insediamento, ci siamo trovati con un progetto con una eccedenza di edificazione Solamente del 70 per cento in più». La prima cittadina lamenta continui attacchi: «Il dito è sempre puntato contro di noi, comunque vada siamo sempre additati. Ce ne faremo una ragione. Noi continuiamo a lavorare per i romani»

di Carlotta De Leo, Il Corriere della Sera