L’onnipresente Google, con tutti i suoi siti, è in testa alla classifica di internet in Italia per numero di utenti unici: 34 milioni di navigatori a dicembre, che rappresentano l’89% delle persone che sono andate online nel mese. Poi c’è l’altrettanto onnipresente Facebook, con 28 milioni di utenti e una penetrazione del 74%, e finalmente nel terzo gradino del podio un gruppo tutto italiano, Mondadori, che anche grazie alle acquisizioni dello scorso anno veleggia ormai sui 24 milioni di utenti unici al mese e una buona quota da mobile.
I dati arrivano da comScore, la società inglese di rilevazione dell’audience, che in questo periodo è in gara per contendere a Nielsen la fornitura all’Audiweb.
Nella top 10 delle properties, in sostanza gli aggregati dei siti degli editori, si trovano poi ItaliaOnline con 22 milioni di utenti unici, Triboo Media (21 milioni), e il gruppo Espresso con 20 milioni. Questo significa che, eccettuati i primi due posti praticamente uguali a livello internazionale, la pancia della classifica è tutta italiana. Dopo Espresso, infatti, tornano gli americani con Amazon (20 milioni), Yahoo (19 milioni), Rcs (19 milioni) e Microsoft con i suoi siti (18% milioni).
In totale, nell’ultimo mese dell’anno, secondo comScore, sono andate online almeno una volta 38 milioni di persone, un dato stabile rispetto a un anno prima, che riflette un calo del 4% nella navigazione da desktop e un incremento del 12% da mobile, trend questo già visto con la pubblicazione dei dati di Audiweb martedì scorso. Il problema dell’Italia, però, ha sottolineato la società, è che la penetrazione dell’online sulla popolazione dai 18 anni in su è solo del 64%, contro l’87% degli Stati Uniti e l’83% del Regno Unito, ma anche il 78% di Spagna, il 77% della Germania e il 79% della Francia. Uno «scenario in chiaroscuro», secondo Fabrizio Angelini, ceo di Sensemakers che rappresenta comScore in esclusiva in Italia: da una parte il fatto che un italiano su tre non acceda alla rete è un problema per lo sviluppo della economia digitale del Paese, dall’altro indica un potenziale di crescita ancora significativo.
Potenzialità arrivano sicuramente dal mobile, con due minuti su tre online passati su smartphone o tablet. Attenzione però all’ambiente in cui ci si trova a operare: comScore presenta anche le principali app in termini di penetrazione, ovvero la percentuale di utenti mobile che le hanno adottate. Ebbene, otto sulle prime 15 applicazioni sono di Google, quattro di Facebook, una di Amazon e le restanti due, le ultime della quindicina, di Vodafone Italia e di Shazam. Le prime cinque app della top 15 sono Whatsapp, Google Play, Google Search, YouTube e Facebook.
Gli utenti mobile passano quasi il 90% della navigazione sulle app, eppure ne usano poche e difficilmente ne scaricano di nuove. Le barriere all’entrata, insomma, sono alte, e dentro il recinto ci sono i soliti noti.
Crescono gli utenti che guardano i video: +11% da desktop, ancora la fetta maggiore (28 milioni) e +15% da smartphone (18 milioni). «Credo che il video on-line», continua Angelini, «possa, anche nel nostro paese, far aumentare l’importanza della rete come piattaforma di entertainment su cui far crescere gli investimenti pubblicitari. Da questo punto di vista i dati su ad-blocking (13% degli utenti da desktop, ndr) e traffico invalido (il traffico non umano generato artificialmente, ndr) mostrano come il mercato online italiano sia più efficiente e trasparente di altri anche se bisogna far aumentare il grado di confidenza degli investitori». A proposito di pubblicità, è aumentata la sua effettiva visualizzazione nelle pagine dal 47% di cinque anni fa al 54%: «il miglioramento c’è stato ma non basta».
di Andrea Secchi, ItaliaOggi