Il ministro dell’Economia in Senato chiarisce: la correzione sarà da 3,4 miliardi, un miliardo atteso dalla lotta all’evasione. Il commissariamento “comporterebbe costi più alti”. La Ue insoddisfatta: “Ci aspettavamo misure più precise, stiamo valutando i documenti”
Il ministro Pier Carlo Padoan continua a difendere la posizione italiana sui conti pubblici, dopo la risposta data all’Unione europea nelle scorse ore. Mostra però tutta la sua preoccupazione di fronte all’ipotesi che Bruxelles apra una procedura d’infrazione sull’Italia per il disavanzo eccessivo e l’alto debito. Una eventualità da scongiurare e che rende “indispensabile” l’aggiustamento dei conti, pari allo 0,2% del Pil e quindi a 3,4 miliardi, promesso a Bruxelles.
Parlando in Senato, il titolare delle Finanze garantisce che “le misure” necessarie ad aggiustare i conti “verranno adottate al più tardi entro fine aprile, presumibilmente anche prima”. Nessuna fuga, come qualcuno aveva suggerito, di fronti agli impegni chiesti da Bruxelles: nel documento inviato in Europa si chiarisce che il deficit/Pil sarà al 2,1 per cento nel 2017, dal 2,3 precedentemente indicato. La Ue ha preteso interventi precisi per correggere il disavanzo di 3,4 miliardi e sta valutando ora gli impegni del Tesoro. Fonti europee hanno però mostrato scetticismo dopo l’arrivo dei documenti italiani: “Ci saremmo aspettati risposte più dettagliate”, hanno fatto sapere. Dubbi che, come ricostruito da Repubblica in edicola, aprono anche alla possibilità di una bocciatura degli impegni italiani e quindi al commissariamento.
POLICY. Ora Padoan parla chiaro: sarà manovra bis
Ma il ministro Padoan non ci sta, e dopo aver twittato in mattinata che l’Italia non adotterà “nessuna manovra estemporanea” perché il Paese “ridurrà il debito con una strategia che protegge la crescita”, precisa poi gli impegni nell’Aula di Palazzo Madama. Si tratta, per Padoan, “di misure bilanciate di aggiustamento e anche di sostegno: una riduzione necessaria dell’indebitamento netto strutturale rispetto al valore tendenziale di 0,2 punti percentuali del Pil”, proprio quanto chiede la Ue. D’altra parte, andare allo scontro con Bruxelles non è una strada auspicabile: “L’ipotesi di una procedura d’infrazione sarebbe estremamente allarmante e comporterebbe una riduzione di sovranità nella politica economica”, dettaglia Padoan. All’orizzonte si aprirebbe una stagione di rialzo dello spread con “costi ben più superiori per la finanza pubblica del Paese a seguito del probabile aumento dei tassi di interesse”.
Quanto al menu di provvedimenti, il governo ribadisce che un quarto delle risorse arriverà da “tagli alla spesa selettivi”, tre quarti da maggiori entrate, in gran parte legate alla lotta all’evasione fiscale (da questa voce si attende 1 miliardi). “Sono esclusi interventi su Iva e agevolazioni fiscali e estensioni a questi fini di ulteriori round di voluntary disclosure”, ovvero la sanatoria per il rientro dei capitali all’estero. Nell’alternanza di tagli e sostegni, Padoan (che rifiuta “la descrizione della politica di governo di questi anni come politica dei bonus”) conferma che l’esecutivo di Gentiloni “intende stanziare una cifra superiore a un miliardo di euro, per affrontare le conseguenze dell’ultima scossa di terremoto e in generale dell’attività sismica di questi tragici mesi, per sostenere le popolazioni vittime del sisma e per far fronte all’emergenza”.
Dal testo inviato da Roma a Bruxelles si evince intanto che il rapporto deficit/Pil italiano scenderà al 2,1% quest’anno a seguito dell’aggiustamento richiesto dall’Ue: “Considerando gli effetti degli imminenti aggiustamenti di bilancio, il deficit è atteso in calo al 2,1% del Pil quest’anno”. Il Governo aveva indicato nel Documento programmatico di Bilancio un deficit per il 2017 al 2,3%: in questo modo sarà quindi rispettata la richiesta di correzione del rapporto pari allo 0,2%.
La Repubblica