Il rapporto annuale della banca d’affari sulle televisioni italiane mette a nudo le difficoltà del settore, con il calo della pubblicità. Mediaset resta la più redditizia, in Rai aumentano i debiti, La7 cerca efficienza
Qualche piccolo segnale di ripresa. Ma troppo timido per considerare davvero finita la crisi. Nel 2015 i ricavi complessivi del settore radiotelevisivo italiano, secondo il Report annuale sul settore pubblicato da Mediobanca, sono tornati a crescere dell’1,4%, una ripartenza confermata anche dai dati provvisori sul 2016. Il bilancio d’insieme del quinquennio 2011-2015 rimane però pesantemente negativo, con perdite nette complessive per le sole aziende tv di 900 milioni di euro. E soprattutto una produttività che continua a calare, con l’unica eccezione della La7 targata Cairo. Mediaset ha i margini migliori tra i grandi gruppi, ma comunque dimezzati rispetto al 2015. Sky investe più di tutti, ma fatica a generare profitti. Mentre la Rai ha visto costantemente peggiorare la propria struttura finanziaria.
Italia quarto mercato europeo
Il settore radiotelevisivo vale lo 0,5% del Pil Italiano. Nel 2015 il suo giro d’affari è tornato finalmente a salire dello 0,8%, a 8,5 miliardi di euro, un tasso di crescita simile a quello degli altri Paesi europei, con un lieve aumento per la tv in chiaro, un lieve calo per quella a pagamento e uno scatto deciso (+9,5%) per la radio. L’Italia si conferma il quarto mercato europeo per dimensione, dietro a Regno Unito, Germania e Francia, ma secondo l’Agcom è quello con la “dinamica competitiva più marcata”. La tv continua a fare la parte da leone nella dieta mediatica degli italiani, anche se i contenuti vengono fruiti sempre di più da una varietà di piattaforme diverse: il 90&% degli italiani possiede il digitale terrestre, ma il 29% guarda i programmi dal Pc e il 12% sul tablet.
Il grande crollo
Mediaset, Sky e Rai: dal punto di vista del fatturato la tv italiana è una corsa a tre. Controllano il 90% degli introiti, con gli altri due gruppi Discovery e LA7 molto staccati. Mediaset è prima per ricavi complessivi (3,4 miliardi nel 2015), ma slitta al terzo posto per quelli italiani dietro a Sky (2,7 miliardi) e Rai (2,46). Dopo anni di flessione, nel 2015 i ricavi televisivi sono tornati a salire dell’1,4% a 8,9 miliardi, ma rispetto al 2011 il calo è importante, del 13,5%, oltre un miliardo di euro in meno. La7 è la peggiore sia nell’anno (-8,1%), che nel quinquennio (-26,6%), mentre le migliori rispettivamente Mediaset (+1,8%) e Sky (-4%). A trascinare in basso la prima riga di bilancio è il crollo della pubblicità, scesa di un quarto nei cinque anni e addirittura del 31,7% per Rai. Uno spot di 30 secondi su Canale 5 durante il telegiornale costava nel 2015 il 20% in meno che nel 2011, mentre la Rai proprio in quell’anno ha deciso di riportare in alto le tariffe. Dal punto di vista della pubblicità, Mediaset (57,6% del mercato) ha più che doppiato la Rai.
I conti non tornano
Il 2015 ha segnato per le aziende televisive anche una mini ripresa dell’occupazione: l’1% in più, contro un calo dell’1,8%, 400 persone, nel quinquennio. E senza contare il piano di ristrutturazione appena varato da Sky. Ma per mostrare come le difficoltà non siano per nulla finite, Mediobanca si spinge più a fondo nell’analisi dei bilanci. Emerge che la produttività delle società continua tutt’ora a peggiorare, dai 129mila euro per dipendente del 2011 ai 109 mila del 2015, con un costo del lavoro cresciuto contestualmente dal 70,5 al 78%. Con la sola eccezione di LA7, capace di portarla da 37mila a 45mila euro. E i margini operativi saranno pure in lieve salita, ma restano risicatissimi, lo 0,9% del fatturato nel 2015, con Discovery che spicca in positivo (8,6%) e La7 in negativo (-14,7%). Le perdite cumulate dei cinque gruppi nel quinquennio sono 859 milioni di euro, per lo più attribuibili a Rai (453) e La7 (398), mentre Sky e Discovery riescono a chiuderlo in verde, ma appena di 5 e 12 milioni. Gli investimenti calano, la struttura finanziaria migliora. Ma non per la Rai, che ha visto crescere ancora i suoi debiti finanziari.
Canale più, canale meno
Dal punto di vista degli ascolti, Mediobanca registra la lieve flessione di Rai e Mediaset, che rimangono però irraggiungibili in termini di share: 37,2 e 32,2 nel giorno medio. Tra i generalisti, Rai1 resta il canale preferito dagli italiani, in leggero calo, Canale 5 il secondo, con un piccolo aumento. Spicca il balzo complessivo di Discovery, passata in una anno dal 5,8 al 6,3% di ascolti, con il suo Real Time che guida la classifica dei canali specializzati davanti alla programmazione per bambini di Rai Yo yo. Dal punto di vista dell’informazione, per cui la tv si conferma la fonte privilegiata del Paese, il Tg1 consolida il suo primato, guardato da quasi un italiano su quattro. Più della metà del Paese si informa sui tg Rai.
Onde radio
Dalla fine del 2015 Mediaset ha ampliato la sua presenza nel mondo delle radio, acquisendo le emittenti di Monradio, Mondadori e Finelco. Il gruppo media del Biscione è diventato così il primo operatore radiofonico in Italia per ascolti (14,8% nel giorno medio), davanti a Rai (12%, ma prima nell’orario di picco tra le 6 e le 9 del mattino) e alle stazioni del Gruppo Espresso (11,3%).
di FILIPPO SANTELLI, La Repubblica