La Repubblica popolare oscura 135 tra i mille siti più visitati a livello globale, tra cui Facebook, Twitter, Google e YouTube. Finora è stato possibile superare la censura utilizzando le virtual private network, ma a breve le regole cambieranno
Nuova stretta su internet in Cina. I servizi di connessione internet senza licenza, tra cui anche quelli di molti vpn, i virtual private network che permettono di aggirare il «Great Firewall» della censura, dovranno regolarizzarsi richiedendo una nuova approvazione del governo. Lo ha reso noto il Ministero dell’Industria e dell’Information Technology cinese in una nota in cui segnala uno «sviluppo disordinato che richiede urgente regolamentazione e governance».
La nuova regola era attesa da alcuni dei maggiori gestori di vpn, come Vypr ed Express, entrambi già al lavoro per rispettare le nuove regole, secondo quanto hanno dichiarato alcuni loro esponenti al South China Morning Post. La nuova stretta arriva in un anno sensibile per la politica cinese, in cui si terrà il diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, l’appuntamento più sensibile del 2017 per il rinnovo di una buona parte della classe dirigente, e a poche settimane dall’inizio dei lavori dell’assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese, che si riunisce all’inizio di marzo di ogni anno.
L’utilizzo del vpn non riguarda solo la Cina. Pechino oscura 135 tra i mille siti più visitati a livello globale, tra cui Facebook, Twitter, Google e YouTube, per citare i più noti, rendendo popolare l’utilizzo di vpn, molti dei quali a pagamento, per aggirare la censura on line. Alla fine del 2015, secondo una statistica pubblicata dalla società di ricerca e di analisi di mercato Statista, lo usavano circa il 29% degli internauti cinesi, anche se come utilizzo la Cina è superata da altri Paesi asiatici. A guidare la classifica dei Paesi che usano metodi per connettersi privatamente al web, sempre nella stessa classifica, c’è al primo posto l’Indonesia, con il 41% di utenti internet che fanno uso di server proxy o di servizi vpn per l’accesso on line, seguita dalla Thailandia, al 39%, e da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, al terzo posto, al 36%. La ragione principale dell’utilizzo, spiega però il sondaggio condotto da Statista, riguarda sempre «l’accesso a piattaforme social o contenuti media bloccata a livello locale».
La Stampa