Non basta la prima votazione, ma la strada si fa tutta in salita per il capogruppo dei socialisti-democratici
Non basta il primo turno di votazioni per eleggere il nuovo presidente del Parlamento Ue, ma la strada si fa tutta in salita per Gianni Pittella (capogruppo dei socialisti-democratici). E, parallelamente, si spalancano le porte per Antonio Tajani (candidato dei popolari). A dargli una spinta è stata la decisione di Guy Verhofstadt, leader dei liberali, di ritirare la sua candidatura. La mossa dell’ex premier belga è arrivata dopo un accordo raggiunto nella notte con i popolari, che ha rilanciato la coalizione tra i due gruppi (in cambio, tra le altre cose, della conferma delle due vicepresidenze per i liberali e del ruolo di negoziatore della Brexit per Verhofstadt). Una coalizione da cui i socialisti (fino a questo punto della legislatura in maggioranza con gli altri due gruppi) sono stati esclusi: “La grande coalizione è finita” ha ripetuto questa mattina Gianni Pittella nell’Aula di Strasburgo. Il rischio per loro adesso è di finire marginalizzati in un’Europa in cui i popolari già detengono la guida del Consiglio europeo (Donald Tusk) e della Commissione (Jean-Claude Juncker).
Per ora, però, l’intesa tra Alde e Ppe non basta. Si tratta per cercare il sostegno dei Conservatori, terzo gruppo in parlamento con 74 membri (la candidata alla presidenza Helga Stevens ha incassato 77 voti al primo turno), che però non vogliono pesare meno dei liberali nella futura coalizione di centro-destra e quindi battono cassa. Con il loro sostegno, l’obiettivo sarebbe vicino. Per essere eletti, nei primi tre scrutini è infatti necessaria la maggioranza assoluta (gli eurodeputati sono 751, ma contano solo i voti validi) e Tajani si è fermato a quota 274 voti. Undici in meno della somma data dai 217 popolari e dai 68 liberali, un segnale che dimostra come nel gruppo di Verhofstadt non tutti abbiano gradito questo accordo, che arriva a una settimana dal tentativo di siglare un’intesa con il Movimento Cinque Stelle (fallito proprio a causa delle resistenze interne al gruppo). I socialisti infilano il dito nella piaga, ricordando che Verhofstadt (ribattezzato dall’account Twitter ufficiale dei Socialisti europei come Flipflopstadt è passato “da Grillo a Berlusconi in meno di una settimana”
Con l’appoggio dei conservatori l’obiettivo potrebbe essere alla portata. Aggiungendo infatti i 74 voti del gruppo di cui fa parte l’italiano Raffaele Fitto, Tajani arriverebbe a 348. Potrebbero bastare, visto che al primo turno i voti validi (escluse le 35 schede nulle) sono stati 683 e dunque il quorum è sceso a quota 342. Diversamente, se la situazione non dovesse sbloccarsi, sarà necessario arrivare fino al quarto scrutinio, in calendario alle 21, a cui parteciperanno i due candidati più votati .
Chi se la passa male è Gianni Pittella, che si è fermato a 183 voti, sei meno di quelli che il suo gruppo era in grado di offrirgli sulla carta. I Verdi (51 eurodeputati) hanno votato compatti per Jean Lambert (56 voti), idem per la destra di Marine Le Pen (40 eurodeputati) che ha presentato come candidato Laurentiu Rebega (43 voti), vicinissima al suo personale obiettivo anche l’italiana Eleonora Forenza (50 voti), scelta dalla Sinistra (52 eurodeputati).
Marco Bresolin, La Stampa