Rampolla di una famiglia milanese nota nel mondo finanziario, si è formata all’Università Bocconi prima di muovere i primi passi in Jp Morgan, a Londra. Poi l’ingresso in Bnp Paribas Cardif con il compito di espandere l’attività in Italia. Per far crescere gli affari si affida ai blogger e della sensibilità femminile porta in azienda la capacità di ascolto
Con una laurea alla Bocconi in ‘Finanza e economia delle imprese industriali’, una tesi sulla fusione di due aziende aerospaziali napoletane, Aeritalia e Selenia, era il 1990, e una passione sfrenata per il volo, Isabella Fumagalli invece di mandare i satelliti nello spazio è atterrata con successo nel mondo delle assicurazioni. Nel 2002, ad appena 34 anni era la prima donna amministratore delegato per l’Italia della compagnia francese Bnp Paribas Cardif, presente in 36 paesi. Con lei il ramo italiano della società ha decuplicato la propria raccolta premi: era di 480,4 milioni di euro e nel 2015 ha raggiunto 4,524 miliardi di euro, ha aumentato i dipendenti da 50 a 390 e i clienti da 150 mila a tre milioni, mentre i ricavi sono saliti a 194,3 milioni di euro, +12% rispetto al 2014.
Milanese da generazioni, del quartiere Città studi – parla anche il dialetto – Isabella Fumagalli ha studiato al liceo scientifico Zaccaria che da poco era diventato misto, rampolla di una famiglia di finanzieri, agenti di cambio; il nonno Guido e lo zio Ettore sono stati in tempi diversi presidenti della Borsa di Milano. Un papà chimico e una mamma astronoma. Un clan familiare molto esigente. “Quando ho detto che volevo fare la Bocconi, hanno sentenziato: allora non hai voglia di studiare”. Privilegiata? “Forse, ma il messaggio dei miei genitori è stato sempre: tutto il necessario, non un euro di più”.
Isabella cerca un lavoro che la porti su nuove frontiere. Si cimenta da subito in una banca d’affari, “preferivo essere la prima degli ultimi che l’ultima dei primi” racconta, e impara a farsi strada con umiltà, “avevo tutte le carte in regola e mi sono messa in gioco”. Dopo un colloquio in Goldman Sachs andato a vuoto e un altro da Lehman Brothers in cui l’avevano accettata (“per fortuna non mi sono fermata a quello”), ne ottiene un terzo in JP Morgan a Londra e viene ingaggiata. “Sull’aereo per l’Inghilterra ho chiacchierato con un signore sulla cinquantina, aveva l’aria di un manager, che mi ha fatto un sacco di domande. All’arrivo mi ha detto: ‘sono certo che il suo colloquio andrà bene’, in realtà me l’aveva già fatto”.
Dopo un master interno a New York, la compagnia la spedisce a Londra dove resta cinque anni intensissimi a occuparsi di fusioni e acquisizioni di banche e di compagnie di assicurazione. Intanto il ragazzo che aveva conosciuto alla Bocconi, figlio di un imprenditore con un’azienda in Brianza, le propone di sposarlo. Ma a una condizione: che la base di vita e di lavoro sia Milano. “Avevo 27 anni e già allora mi muoveva la mancanza di limite, la certezza di poter guardare oltre i confini, la curiosità e la voglia di esplorare. Questa sono proprio io anche oggi, con tanta fiducia di poterci riuscire perché credo che il contesto sia favorevole alle persone che hanno coraggio e fanno le cose sul serio. La realtà mi ha dato ragione”.
Isabella torna a lavorare a Milano dove però non c’era l’unità fusioni e incorporazioni ma uffici di rappresentanza. “Ho scelto di seguire le gestioni patrimoniali per la clientela. I miei interlocutori erano sempre gli stessi, ma invece di vendere consulenza, vendevo gestioni patrimoniali e fondi JP Morgan“. Si prende un anno sabbatico e poi tanta esperienza professionale all’estero gioca a suo favore.
“Bnp Paribas Cardif in Italia, allora, era una start up di 50 persone – racconta -. Si sono fidati di me, hanno scelto il mio lato imprenditoriale e mi hanno dato una grande delega. E questo è il vero motivo per cui sono ancora qui”. All’inizio gestisce dieci paesi, tutto il Centro Europa, poi il suo lavoro si concentra sull’Italia, come responsabile dello sviluppo dei prodotti assicurativi. “E da lì in avanti abbiamo fatto sempre molto bene. Da specialisti siamo diventati generalisti e continuiamo a innovare. Innovare è nel mio dna, abbiamo cavalcato moltissimo le nuove tecnologie in questo settore prima parecchio arretrato e questo ci ha consentito di colmare quel gap industriale che c’era”.
Ormai azienda business to business, Paribas Cardif opera tramite distributori, gestori di telefonia, smart devices che hanno milioni di clienti. Ha inventato una banca, stipula le assicurazioni delle persone e delle cose. “Stringiamo delle partneship – spiega la manager – e creiamo un dialogo compatibile per equipaggiare di soluzioni assicurative i clienti con una gamma di soluzioni molto all’avanguardia”.
Così è nata, prima in Italia, la polizza Habit@t, che attraverso un sistema telematico, Homebox, protegge e controlla l’abitazione anche quando il proprietario è assente. Stipulata da migliaia di persone, ha permesso di abbassare il tasso di incidenti. Habit@t si può comprare su Internet, funziona con la telematica integrata di sensori installati in casa che rilevano una serie di situazioni. “Per noi è un elemento di grande orgoglio, non solo per l’utilizzo della tecnologia ma per il concetto di prevenzione e per il suo carattere sociale”.
L’azienda, sotto la guida di Isabella Fumagalli, ha visto evolvere il proprio modello di business. La giovane manager che voleva volare, è arrivata in alto. È pure diventata mamma di due bambine che oggi hanno undici e tredici anni. “Tra donne e uomo, a parità di preparazione professionale – ragiona l’imprenditrice -, non ci sono differenze, ma quel che conta è che tante volte per una donna è molto importante portare a casa il risultato incorporando tutti i fattori. In azienda quindi c’è una capacità di ascolto dei clienti e poi del proprio team, una naturale predisposizione a fare squadra. Sul tema dell’ascolto abbiamo costruito l’innovazione”.
L’idea realizzata è stata quella di chiedere a dei blogger cosa pensavano su ciò che si stava mettendo in moto, su come quindi la compagnia stava ridisegnando i propri servizi. “Non c’è nulla di meglio che chiedere un giudizio a chi ne deve usufruire, e in questo c’è molta umiltà femminile. Come donna sento di potermi permettere di essere fragile, di non aver capito, di poter rifare la domanda senza che nessuno si scandalizzi per questo, mentre un uomo deve sembrare forte, sicuro a tutti i costi. Non mi dispiace per niente sembrare quella che ha dubbi. È proprio nell’avere dubbi, nella riverifica delle cose, che si sbaglia di meno”. La famiglia è la sua polizza di sicurezza. “Sono una persona che risplende se può trarre la sua energia da ciò a cui tiene, e soprattutto dalla mia famiglia. Con le bambine riesco a stare molto, passiamo insieme momenti importanti, questo natale abbiamo fatto il corso di pattinaggio sul ghiaccio. Loro a me danno tanto, ma tanto, riescono a trovare quella parola semplice per dipanare la matassa senza accorgersene. Rivedo i loro compiti la sera e la mattina sveglia alle sette meno un quarto, e colazione di mezz’ora per parlare e raccontare”.
Ogni lunedì Isabella vola a Parigi, alla riunione del comitato esecutivo del gruppo Cardif di cui fa parte. È componente dell’Ania, associazione delle compagnie di assicurazione, “con gli altri dirigenti assicurativi c’è grande dialogo, ci confrontiamo. Le assicurazioni hanno una grande responsabilità in generale e soprattutto nella protezione dagli accadimenti quotidiani. Parlo delle polizze vita, che hanno statisticamente una relativa stabilità anche durante periodi di crisi, e di altri prodotti che sono serviti nei momenti di difficoltà, come la protezione dei finanziamenti di chi, avendo perso il lavoro, non era più in grado di pagare il mutuo della casa”.
I giovani sono centrali nei progetti di sviluppo. “Sono il futuro della nostra compagnia. Ho bisogno di ragionare con loro. Abbiamo una collaborazione con ‘Polihub‘, una struttura creata dal Politecnico di Milano che si occupa di start up, con cui incubiamo piccole società e poi un programma più didattico che coinvolge varie università e incoraggia gli studenti a fare proposte”. Col primo portale digitale pilota, Insurtech, alcuni prodotti progettati da giovani sono già entrati nel menu della compagnia francese. L’impegno sociale di Paribas Cardif Italia si è concretizzato aiutando Telethon a trovare sussidi a sostegno della ricerca medica sulle malattie genetiche rare nei bambini, e nella creazione di strutture anche per i piccoli disabili. “Personalmente, poiché mi avanza amore – dice la manager -, ho adottato a distanza dei bambini e incentiviamo a farlo anche i nostri dipendenti”.
Nel tempo libero ci sono le vacanze in barca a vela, “mio marito è istruttore di Caprera, ce ne andiamo noi quattro in giro per il mondo, siamo già stati ai Caraibi, alle Mauritius, in Croazia. Se non avessi studiato in Bocconi, avrei fatto la ballerina. Nella mia vita parallela dalle dieci a mezzanotte due volte alla settimana ballo il tango argentino. Mi scarico, mi diverto e mi ricarico. Non voglio rinunciare a niente”.
Patrizia Capua, La Repubblica