di Cesare Lanza
Scommettiamo che si allenterà la pressione politica e mediatica per indurci a considerare con diffidenza, o addirittura con paura, ogni novità? Penso che via via (una volta si diceva che il tempo è galantuomo) i fatti si imporranno sulle invettive, la retorica, gli allarmismi. Il 2016 è stato un anno di storici cambiamenti, a dispetto di improbabili sondaggi, furiose campagne di stampa e pronunciamenti in salsa di caste e di élite. Brexit: era diffusamente prevista una catastrofe economica e un disastro nei rapporti internazionali. Tutto invece procede tranquillamente, senza angosce e traumi. Idem, il successo di Donald Trump: fino al giorno prima, in caso di un suo successo su Hillary Clinton erano annunciate tragedie, economiche e sociali. Zero virgola zero, anche se non si attenua l’ostile diffidenza per il neo presidente. (Mi ha sorpreso una battuta di Enrico Mentana: «Durerà poco, se continua così!». Diamine, diamogli il tempo di farci vedere come si comporterà). L’Italia, ovviamente, è sempre un caso particolare. Matteo Renzi, annunciatissimo come novità positiva, si è rivelato pessimo; abbattuto dal referendum, è finito nella padella di due vecchie volpi democristiane, Sergio Mattarella & Paolo Gentiloni. Nessuna catastrofe, fine del bluff. E i dubbi sulla capacità di governo dei 5 stelle? Sono visti come la peste dai grandi mass media, quindi qualcosa mi dice che ce la faranno. Il catastrofismo punta ora sul possibile successo in Francia della signora Le Pen, in primavera. Se vince (e se perde Angela Merkel in autunno, in Germania), l’Europa – questa Europa – si sbriciola. Ma davvero sarebbe una catastrofe?
Cesare Lanza, La Verità