Scommettiamo che subiremo meno aggressività e angherie nel 2017 e riusciremo, per salvare la pelle, a evitare di sacrificare i nostri testicoli? Com’è intuibile formulo questa scommessa con particolare, fiducioso ottimismo. E per spiegarla vi ricordo la storia del castoro, resa celebre dal più simpatico paraculo del nostro variegato mondo politico, Clemente Mastella. Dunque nel tempo che fu i castori erano considerati una preda pregiata perché si riteneva (a torto) che nei loro testicoli fosse contenuta una sostanza miracolosa. C’erano sempre cacciatori spietati, pronti ad assicurarsi l’importante bottino. Fin qui, pare che la storia sia vera. Si entra invece nella leggenda con questo episodio finale: un castoro, assediato dai cacciatori, anziché fuggire si fermò, si strappò i suoi gioielli e li gettò agli inseguitori, per aver salva la vita. Fu Mastella – rievocando Antonio Gramsci – a parlarne quando, nel 2008, si dimise da ministro della Giustizia, provocando la fine del secondo governo Prodi. «Ero braccato da giudici, giornalisti, servizi segreti e così decisi per salvarmi di fare come quel castoro…». Sacrificando i testicoli, ovvero rinunciando a quell’importante ministero. Mi è venuto in mente, l’estroso sfogo di Mastella, qualche giorno fa, riflettendo sulle aggressioni che ci vengono inflitte, in vari settori della nostra vita quotidiana. Rischiamo di fare la fine del castoro? Saremo forse obbligati anche noi, per sopravvivere, a rinunciare dolorosamente a ciò che ci è più caro, metaforicamente ai nostri cabbasisi (così li chiama Andrea Camilleri, nel suo arguto dialetto siciliano)? Scommettiamo, o meglio speriamo, di no.
La Verità, Cesare Lanza