L’a.d. di The Space propone campagne e promozioni per cambiare le abitudini degli spettatori. Corrado: prezzi differenziati in base al periodo e al titolo
In Italia il cinema in sala vive sempre il suo buco nero da aprile ad agosto, con gli spettatori in fuga. Un andamento che rappresenta un’eccezione in Europa. Perché anche la Spagna, che per ragioni climatiche si potrebbe paragonare all’Italia, ha comunque i tre mesi estivi che pesano per il 27% sul totale presenze annue al cinema, contro l’11% della Penisola (addirittura il 6% fino a pochi anni fa).
E per questo Giuseppe Corrado, amministratore delegato del circuito The Space cinema, dall’alto dei suoi 36 multiplex, 359 schermi, 20 milioni di spettatori all’anno e ricavi che nel 2016 dovrebbero arrivare a quota 190 milioni di euro, si fa promotore di iniziative, in sede Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive multimediali) per rivitalizzare giugno, luglio e agosto: «Nel 1975 il mercato italiano del cinema valeva 750 milioni di presenze in un anno, e le sale erano chiuse in estate.
Ora, invece, vale solo circa 100 milioni di presenze annue, e mai come adesso è necessario rivitalizzare quei tre mesi. Non bastano soluzioni semplici tipo: riduciamo il prezzo del biglietto, oppure mettiamo più film di livello in estate. Bisogna cambiare le abitudini degli italiani, e non è facile, per recuperare 20-30 milioni di presenze. Io propongo di commissionare, in sede Anica, una ricerca che indaghi in profondità sulle abitudini degli italiani e sui motivi per cui non vanno al cinema in certi mesi. E poi di creare un fondo, insieme con i distributori, per fare iniziative e campagne di comunicazione e di promozione, coinvolgendo pure il ministero dei beni e delle attività culturali. Un vero dramma del cinema italiano», prosegue Corrado, «è anche l’eccessiva concentrazione di titoli tra settembre e dicembre, con 5-6 film nuovi a settimana che quindi non possono dispiegare completamente tutto il loro potenziale. In quei periodi escono anche 5-6 commedie italiane molto simili, con gli stessi attori. Non è un caso che da due anni a questa parte, tolto Zalone, la media box office delle commedie italiane sia calata a 2 milioni di euro. Le faccio un esempio: il prossimo autunno ci sono tre film con Edoardo Leo: ha un senso?».
Più in generale, invece, il sistema delle sale italiane deve migliorare la marginalità della gestione: «Se il prezzo medio del biglietto era sei euro tre anni fa ed è sei euro anche oggi, qualcosa non va, poiché i costi, nel frattempo, sono lievitati. Il circuito The Space», prosegue Corrado, «è a 6,80 euro medi per il solo biglietto, e a 9 euro totali comprese le spese medie per altri servizi. La pubblicità, invece, vale circa 15-20 centesimi di ricavi per ogni persona. È calata molto, e una volta valeva 50 centesimi». Per Corrado, insomma, anche l’Italia deve sposare senza polemiche la causa dei prezzi «differenziatissimi, come già accade in Gran Bretagna, in base al periodo dell’anno, al giorno della settimana, all’ora in cui si va al cinema, in base al titolo o alla fila in cui ci si siede, o al tipo di sala e ai servizi che offre. Con politiche tariffarie, quindi, del tutto simili a quelle degli alberghi o delle linee aeree». Per fare alcuni esempi, in Germania il prezzo medio del biglietto è di 9,20 euro, cui aggiungere una spesa media pro-capite di 3,50 euro. In Gran Bretagna il prezzo medio del biglietto è 14 sterline (16,4 euro), cui sommare una spesa pro capite di 3,6 sterline (4,22 euro). In Italia, invece, il prezzo medio del biglietto è di 6 euro, cui aggiungere 1,80-2 euro di spesa media pro capite.
The Space cinema, controllato dal gruppo inglese Vue entertainment, ha terminato il 2015 con 170 mln di ricavi (+10% sul 2014) e un ebitda di 17 mln (+40%): «Nel 2016 puntiamo a chiudere a 190 mln di ricavi, con ebitda in crescita ancora del 40%. La raccolta pubblicitaria, affidata a Prs, va meglio: nel 2015 abbiamo chiuso a quota 2,5 mln, pensiamo di salire a 3,5 mln nel 2016. Anche le iniziative Extra vanno bene: e dopo i 10 mln di ricavi nel 2015, cresceremo a 14 mln nel 2016». Non ci sono, invece, nuove aperture in vista: «Siamo già in tutte le regioni, ora dobbiamo consolidare le varie location. Ci sono tre-quattro progetti di aperture», conclude Corrado, «ma se ne parlerà tra qualche anno». La catena di multiplex ha in mano circa il 40% del mercato italiano insieme con Uci cinemas, network di Odeon & Uci cinemas che, a livello mondiale, è appena passato sotto il controllo degli americani di Amc Theatres, che lo hanno comprato dal fondo di private equity Terra Firma per 1,07 miliardi di euro.
Claudio Plazzotta, ItaliaOggi