La pressione fiscale «continuerà a scendere nei prossimi anni anche se non facessimo interventi specifici». Scenderà al 40% «non so se entro la legislatura» ma in ogni caso «in pochi anni». Così il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervistato a Porta a Porta. Anche la crescita «si rafforzerà perché dobbiamo vedere ancora in pieno l’impatto delle riforme strutturali, compresa la riforma costituzionale». Potrebbero esserci dei margini per tagliare l’Irpef già il prossimo anno alle famiglie agendo sull’Ires il cui taglio, a partire dal 2017, era già previsto nella scorsa legge di stabilità. Il ministro, intervenendo alla trasmissione di Bruno Vespa, spiega che l’Ires scenderà di alcuni punti nel 2017. «Ho detto alcuni punti perché è un modo diverso per spiegare che ci sono margini» da sfruttare per altri tagli di tasse. «Se possiamo anticipare il taglio dell’Irpef lo faremo e vedremo di quanti punti. Comunque punti che si sentiranno nelle tasche», di questo è certo Padoan. Nel 2016 il debito pubblico calerà «di meno di un punto percentuale, grazie agli introiti dalle privatizzazioni ma meno dell’atteso» dal momento che «manca una cosa importante, l’inflazione». Ragionando sulle prospettive future il ministro assicura che «gli investitori hanno sempre meno paura dell’Italia». Il Paese «non è in vendita» nonostante le sempre più numerose acquisizioni «da parte dell’estero di moltissimi gioielli italiani». Resta comunque «una vitalità dell’imprenditoria che forse si vede poco. Io spesso visito luoghi dell’innovazione, il potenziale innovativo dell’Italia è gigantesco a partire dal capitale umano». E «obiettivo del governo è creare condizioni nelle quali questi potenziali siano sfruttabili al massimo». Per Padoan la Brexit sarebbe un grave problema per tutti i Paesi dell’Unione europea, produrrebbe «uno stallo» e «una fase di incertezza istituzionale». Ma il vero rischio è che «può diventare modello» per altri Stati dove «c’è una maggioranza che vuole lasciare l’Europa». Questo il monito del ministro dell’Economia. «Non ho una previsione ma leggo i sondaggi che indicano una prevalenza di quelli che vogliono lasciare. Succederebbero tante cose non positive e si entrerebbe in una fase di incertezza istituzionale con due anni di negoziati e non sarebbe una trattativa facile». I Paesi più colpiti sarebbero quelli più legati all’Inghilterra come l’Irlanda e la Francia, «l’Italia è meno legata ma sarebbe molto negativo». «Il nostro Paese con il debito che ha molto difficilmente potrebbe permettersi» il reddito di cittadinanza così come proposto dal Movimento 5 Stelle, a 780 euro. Strada non percorribile, a giudizio di Padoan. Che alla registrazione di Porta a Porta sottolinea di non aver fatto «i conti» ma che comunque si tratta di una proposta «che costa un sacco di soldi». «Il reddito di cittadinanza, come il reddito minimo, dipende da come si fissa e per il reddito di cittadinanza il problema è duplice: da una parte la sostenibilità finanziaria, assai assai problematica, dall’altra il criterio con cui vi si accede, magari per alcuni ce n’è bisogno per altri no. Non si può ragionare in astratto».