Torino, per i 50 anni il ritorno nella sede storica trasformata in polo green e hi-tech
La Fondazione Giovanni Agnelli taglia il traguardo del mezzo secolo di vita e cambia marcia con un progetto che guarda al futuro: al tradizionale impegno sulla scuola si aggiunge l’apertura di una serie di laboratori per docenti e studenti, con strutture di coworking, di incubazione di impresa, e partnership con aziende e istituzioni internazionali.
Il tutto culminerà nel ritorno, a partire dalla primavera del prossimo anno, nella sede storica di Torino. Un edificio completamente rinnovato, per segnare anche architettonicamente una nuova apertura alla città.
Il progetto e il programma delle iniziative sono stati presentati ieri in prefettura al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a margine della sua visita a Torino, da una delegazione della famiglia di cui facevano parte il presidente della Fondazione Maria Sole Agnelli, il vicepresidente John Elkann, Anna Agnelli, Simone Avogadro di Collobiano, Tiziana Nasi e il direttore Andrea Gavosto.
Il progetto di rinnovamento della sede di via Giacosa, di fronte al parco del Valentino, è stato seguito dallo studio dell’architetto Carlo Ratti, direttore del Senseable city lab del Massachusetts Institute of Technology di Boston.
Si tratta di uno dei primi esempi di edifici in grado di avvertire, grazie a una serie di sensori, la presenza di persone e gruppi al proprio interno, e di modificare le proprie caratteristiche di conseguenza. «Stiamo lavorando a qualcosa di simile per un grattacielo a Singapore», spiega Ratti, «ma la Fondazione Agnelli sarà pronta prima». La sede andrà in stand-by, quasi si trattasse di un computer lasciato a riposo, quando al suo interno non ci sarà nessuno, permettendo in questo modo di risparmiare energia. «Inoltre», continua Ratti, «sarà dotata di un sistema che consentirà a chi la frequenta e lo desidera di condividere la propria posizione, favorendo così gli incontri e le riunioni informali».
Al termine dei lavori l’edificio avrà numerosi spazi comuni aperti alla città, recuperando importanti elementi naturali come il giardino e la luce. Una rappresentazione fisica delle novità che si troveranno all’interno. A cominciare dalle alleanze: i programmi didattici saranno infatti realizzati in collaborazione con il Cern di Ginevra, Comau, Fablab Torino, l’Istituto italiano di tecnologia di Genova e Talent Garden, che è anche main partner del progetto. Alla società fondata da Davide Dattoli verrà affidata la gestione di duemila metri quadri dedicati al coworking: professionalità innovative e start-up condivideranno spazi, occasioni di collaborazione e modelli di business. Nella sede troveranno posto anche Il Sella lab, polo di innovazione e acceleratore d’impresa di Banca Sella, che qui finanzierà attraverso il fondo Primo miglio le nuove imprese; la scuola post laurea di Alta formazione al Management, voluta sette anni fa dalle Fondazioni Agnelli, Garrone e Pirelli, e il Centro di ricerca sull’imprenditorialità del Politecnico di Torino. Infine, grazie a un accordo con Second Home, acceleratore creativo londinese, la villa di via Giacosa diventerà un nodo di scambio per favorire l’incontro tra imprenditori e ricercatori italiani e internazionali.
Per celebrare i propri cinquant’anni, la Fondazione ha messo in campo una serie di iniziative ulteriori: «Innovation for change», la selezione e il finanziamento di un’idea di impresa innovativa tra le otto presentate dalla scuola di Alta formazione e i dottorandi del Politecnico in collaborazione con il Cern di Ginevra; il raddoppio del budget annuale per le attività di solidarietà; un premio in denaro a sei vincitori delle Olimpiadi o delle Paralimpiadi di Rio, che si impegneranno a portare i valori dello sport nelle scuole; infine il progetto «l’Italia tra 50 anni», una serie di filmati per il web in cui altrettanti testimoni racconteranno come sarà l’Italia tra mezzo secolo nel campo dell’arte, della politica, della scienza, della società, degli stili di vita, dello sport e della cultura.
La Stampa