Dopo due scioperi nazionali e due grandi manifestazioni a Milano e Roma e malgrado le interrogazioni e gli appelli parlamentari, i lavoratori occupati negli impianti chimici di Versalis spa…
Dopo due scioperi nazionali e due grandi manifestazioni a Milano e Roma e malgrado le interrogazioni e gli appelli parlamentari, i lavoratori occupati negli impianti chimici di Versalis spa – che il Gruppo Eni controlla al 100% e che vuole vendere il 70% delle azioni ad un fondo immobiliare americano – si sentono sempre più «soli e abbandonati» alla stessa sorte già toccata ai loro colleghi occupati negli impianti venduti e poi chiusi (Tdi, Caprolattame, Acs, Clorosoda, Cvm/Pvc), malgrado le promesse e gli impegni presi dalle istituzioni pubbliche. «Presidente Matteo Renzi», esordisce la lettera aperta inviata, oltre che al premier, al sindaco Luigi Brugnaro e al governatore Luca Zaia dai segretari dei chimici veneziani della Cisl, Massimo Meneghetti e Giuseppe Calligaro, «abbiamo provato in tutti i modi a organizzare un incontro con Lei, anche in occasione del vertice Italia-Francia previsto per l’8 marzo, per illustrarle tutte le preoccupazioni e i timori che interessano i lavoratori di Eni e Versalis, dopo l’annuncio da parte dell’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, in merito alle nuove strategie di Eni sui settori della chimica e della raffinazione». «Ma ogni tentativo purtroppo è risultato vano», prosegue la lettera, «abbiamo pertanto deciso di inoltrarle la presente missiva». Nella lettera i due sindacalisti insistono nel chiedere al Governo se «considera ancora strategici i settori della chimica e della raffinazione; come intende gestire una vicenda così complessa e quali soluzioni è in grado di fornire al fine di garantire il rispetto degli accordi e di sostenere queste realtà, gli investimenti e l’occupazione. Perché la Cassa Depositi e Prestiti non può essere una valida soluzione per gestire la vicenda Versalis, come invece fatto per Saipem e Snam, sempre del Gruppo.
La Nuova di Venezie e Mestre