Milano riparte in progresso dopo le forti vendite del primo giorno di scambi del 2016, check quando il crollo della Cina e le tensioni in Medio Oriente hanno abbattuto i listini. Pechino è intervenuta con acquisti di titoli e iniezioni di denaro: i listini di Shanghai e Tokyo sono partiti male, look ma hanno chiuso poco mossi
MILANO – I listini europei tentano il recupero dopo il lunedì nero che ha segnato il peggior inizio d’anno della storia borsistica del Vecchio continente. I mercati occidentali aprono in rialzo, dopo che le Borse asiatiche hanno vissuto una giornata in altalena, che si è conclusa questa volta senza scossoni. Per cercare di tamponare il flusso record di vendite, che ieri ha fatto precipitare del 7% i listini cinesi e ha forzato uno stop anticipato alle contrattazioni, si sono mosse direttamente le autorità di Pechino. Secondo quanto riporta Bloomberg, i fondi a controllo pubblico sono intervenuti direttamente sul mercato acquistando titoli; le autorità hanno poi fatto capire che il divieto di vendite – imposto ai grandi azionisti durante la crisi della scorsa estate – sarà prorogato oltre la naturale scadenza di fine settimana. Alcune grandi compagnie hanno inoltre comunicato la disponibilità di soci pesanti e management a impegnarsi in uno stop volontario alle vendite di titoli, anche per un anno. Da ultimo, la Banca centrale ha immesso quasi 20 miliardi di dollari sul mercato attraverso operazioni a breve in pronti contro termine.
Sulla scia di queste rassicurazioni, dopo un’apertura nuovamente in calo le Borse asiatiche si sono mosse in recupero. Shanghai, partita in forte ribasso, ha lentamente ripreso quota chiudendo a -0,26%. L’indice di Shenzhen, che ieri ha perso oltre l’8%, ha archiviato gli scambi in ribasso dell’1,3% a 11.468 punti. Anche Tokyo ha aperto sotto il -1%, ha poi oscillato in preda alla volatilità per chiudere a -0,42%. In Europa, Milano avvia gli scambi in progresso dell’1,1%. Si mettono in evidenza sia Fca che Ferrari, che ieri ha fatto il suo debutto a Piazza Affari. Anche Londra recupera l’1,1%, mentre Parigi risale dello 0,9%.
A livello globale, l’indice Msci All-Country World Index (rappresentativo delle azioni di tutto il mondo), è ritornato in linea di galleggiamento: lunedì aveva perso il 2,1%, superando la performance negativa del -1,5% registrata nel primo giorno di trading del 2001. Secondo gli analisti, però, gli interventi cinesi rischiano di esser soltanto palliativi a breve termine: “Il crollo di lunedì (che ha eroso 590 miliardi di dollari di capitalizzazione al mercato cinese, ndr) ha distrutto la fiducia degli investitori e i mercati non si riprenderanno in fretta”, ha sintetizzato a Bloomberg il gestore Wu Kan da Shanghai.
L’agenda macroeconomica di giornata – pur in un periodo ancora scarico di dati poiché semifestivo – presenta alcune rilevazioni interessanti. In Germania, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato a novembre al 4,5%. Il mercato del lavoro tedesco ha circa 1,9 milioni di disoccupati, 166mila in meno del novembre 2014, mentre gli occupati sono saliti dell’1% nel raffronto annuo. Dall’Istat si attendono poi i dati sull’inflazione italiana preliminare di dicembre; i prezzi al consumi verranno pubblicati anche a livello di Eurozona. Apertura in lieve calo per lo spread fra Btp italiano e Bund tedesco. Il differenziale segna nei primi minuti 96 punti contro i 98 della chiusura di ieri, e il rendimento dei titoli italiani è all’1,53%. Euro sostanzialmente stabile sul dollaro: la moneta unica viene scambiata a 1,0827 dollari, mentre ieri, secondo le rilevazioni della Bce, ha chiuso a 1,0898.
Negli Usa, nella serata di lunedì, i listini di Wall Street sono riusciti a recuperare parte delle perdite della mattinata e hanno così evitato quella che sembrava la peggior seduta inaugurale dell’anno dal 1932. Alla fine, il Dow Jones ha perso comunque un pesante 1,6%, il Nasdaq ha chiuso a -2,08%. Sul fronte delle materie prime, il petrolio recupera in avvio dei mercati ma resta sotto la soglia dei 37 dollari al barile, incerto fra le tensioni in Medio Oriente e le turbolenze dei mercati azionari. Il greggio Wti risale di 9 centesimi a 36,85 dollari al barile mentre il Brent cresce dello 90,3% a 37,37 dollari. L’oro, bene rifugio per eccellenza, prosegue il suo recupero salendo a 1.076 dollari l’oncia.
di Raffaele Ricciardi “Repubbica”