L’economista alla guida del Centre for European Policy Studies: “Sul capitale richieste estreme ma credibili. Dopo due anni non è politicamente opportuno spiegare ai risparmiatori che i bond bancari sono più rischiosi
“Non riesco a capire perché tanta irritazione da parte italiana verso la Bce: in fondo cos’ha detto? Che occorre accantonare un altro fondo precauzionale di tre miliardi oltre all’aumento di capitale, da utilizzare solo nel caso estremo di una recessione spaventosa che travolga ancora una volta tutto e tutti. Dov’è lo scandalo visti i “volumi” cui ci ha abituato Mps?” Daniel Gros, economista tedesco ma non così tedesco come Weidmann o Schaeuble, stavolta scende in campo a favore dei “falchi” di Francoforte, quelli contro cui invece parte lancia in resta il governo italiano.
Lei si schiera con quanti ritengono che dietro questa sollevazione si celi l’imbarazzo per le mancanze di controlli su Mps e le altre banche in disfatta?
“Intendiamoci: c’è da credere al premier italiano quando dice che è stato colto di sorpresa, e anche a Padoan quando chiede alla Bce di spiegare i criteri che l’hanno portata alla richiesta di “ipercapitalizzazione”, come la chiama il ministro, cosa che peraltro ieri la banca ha cominciato a fare. La sostanza rimane che la Bce ha focalizzato un’ipotesi assai remota. Le nostre analisi (del Center for economic policy studies di Bruxelles che Gros dirige, ndr), coincidono con le conclusioni dell’Eurotower. Se le autorità italiane sono convinte che il Montepaschi una volta ricapitalizzato, sarà una banca solida e inattaccabile, cosa costa loro prevedere un altro fondo al cui al 99% non sarà necessario attingere? Non è una perdita né un debito aggiuntivo per lo Stato. Venendo alla sua domanda, governo, Consob e Bankitalia dovrebbero fare un esame di coscienza più approfondito. Non si è indagato sul passato né si è corretto il presente”.
Vale a dire?
“Da due anni, dalla direttiva sul bail-in, non si è riusciti a spiegare ai risparmiatori che le loro obbligazioni erano diventate più rischiose. E nel presente, si ricorre a formule come il rimborso, previa trasformazione in azioni dei loro titoli, degli obbligazionisti subordinati retail di Mps, senza considerare che fra questi ci sono gli hedge fund che quindi sarebbero rimborsati dallo Stato”.
Ci sono fra i “rimborsabili” clienti “sensibili” che non si deve scontentare?
“Macché, è solo che si ritiene inopportuno politicamente allargare la platea di chi perde soldi. La via per risolvere almeno in parte il problema c’è, solo che è complicata: andare a ripescare e distinguere gli obbligazionisti di più antica data, i veri risparmiatori che possono essere stati in qualche misura illusi, dagli speculatori che si sono inseriti all’ultimo. In un sistema efficiente dovrebbe essere possibile. Ma il problema di base non è questo”.
Ci lasci indovinare, sono gli Npl?
“Certo. Occorre una soluzione di sistema. Ora è fuori gioco, per Mps, anche Atlante. Si è visto che la strada della vendita a tranche è del tutto inadeguata. Bisogna riprendere il discorso della bad bank dove si era interrotto: e cioè nella pretesa dell’Italia di attribuire valori eccessivi alle sofferenze. È qui che Bruxelles si era opposta, perché scattavano gli aiuti di Stato. Ma se non si scende a più realistiche valutazioni, non basteranno vent’anni a risolvere la questione. E intanto le perdite si sommano alle perdite “.
La Repubblica