di Cesare Lanza
PAPA FRANCESCO
Su Flores (Buenos Aires), 17 dicembre 1936. Per un pontefice, entrare in un negozio per comprare le scarpe, come un cittadino qualunque, può essere un espediente per conquistare il cuore della gente. Fatto sta che le simpatie gli arrivano, trasversalmente. E questo conta, dopo tante cronache imbarazzanti per la Chiesa. Sarà davvero uno di noi? È consolatorio pensarlo.
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO
Bologna, 31 agosto 1947. Momenti difficili per il grande occupatore di poltronissime. In sequenza: l’esonero dalla Ferrari per volontà di Sergio Marchionne; poi gli è sfumato il (dissennato) progetto delle Olimpiadi, studiato per un ennesimo scompiglio delle carte e il rilancio dell’immagine; infine, esplode il dramma di Alitalia (ne è presidente), tra deficit e necessità di licenziamenti.
MATTEO SALVINI
Milano, 9 marzo 1973. Il giovane leader della Lega Nord si esibisce in gran forma, sfruttando l’onda positiva che gli arriva dal successo nel referendum. Vuole (giustamente) andare al voto subito: è improbabile, ma intanto appaga il suo elettorato. Il nodo cruciale resta l’accordo con Silvio Berlusconi. Lo sostiene la capacità divulgativa di ineccepibili invettive contro la Casta.
GIUSEPPE SALA
Milano, 28 maggio 1958. Entra ed esce dal Comune come se fosse un vespasiano, da utilizzare per i bisogni fisici. Forse il problema è psicologico: insicurezza? Si autosospende da sindaco, poi sospende l’autosospensione. Una manfrina per incalzare la magistratura e recuperare il consenso calante? Ma la legge non prevede, per un sindaco, questo stravagante zig zag.
EUGENIO SCALFARI
Civitavecchia, 6 aprile 1924. Ha scritto su Repubblica che la Consulta ha già deciso sulla legge elettorale, ma annuncerà il verdetto solo il 24 gennaio. Un’assurdità, che mi è stata smentita ai più alti livelli di competenza giuridica. Una bufala. Nessuno ha ripreso il presunto scoop, nessuno ha stigmatizzato la bufala: questo è il vero smacco, per il Grande Predicatore.
STEFANO PIOLI
Parma, 20 ottobre 1965. Ha battuto 3-0 la «sua» Lazio e sta riportando l’Inter verso un’ottima classifica. È un artigiano del calcio, ricco di esperienze e di buon senso. Ha messo a posto la difesa, il principale merito (e cruccio) degli allenatori di scuola italiana.
Sembra addirittura che riesca a farsi seguire dall’accozzaglia di campioni acquistati a caso. Merita fiducia.
A cura di Cesare Lanza, La Verità